Calabria: chiude la galleria Limina, da 33 anni senza manutenzione
Dopo 33 anni senza manutenzione, chiude la galleria Limina in Calabria. Una tra le più lunghe d’Italia, buia, piena di infiltrazioni, pericolosa. La storia narra perfino di scorie radioattive mischiate con il cemento della sua costruzione, completata nel febbraio del 1990, quando la Limina fu inaugurata, aprendo di fatto il collegamento veloce tra Jonio e Tirreno, in Calabria. Negli ultimi 33 anni il tunnel che corre per 3,2 chilometri sotto l’Aspromonte non ha mai interessato chi di dovere e la sua manutenzione è diventata un evento così straordinario che adesso la Regione e l’Anas sono dovute correre ai ripari. Prendendo decisioni drastiche, prima che la Limina faccia la stessa fine del Ponte Morandi di Genova, con vittime innocenti e manager alla sbarra.
Il governatore della Calabria Roberto Occhiuto, nelle scorse settimane, ha infatti annunciato che il traforo della strada di grande comunicazione Jonio-Tirreno verrà chiuso per ben 20 mesi, dal prossimo gennaio, al fine di effettuare gli interventi urgenti mai realizzati in questi anni. Che i lavori siano del tutto necessari non ci sono dubbi: ne sono consapevoli i politici locali, gli addetti ai lavori e finanche i cittadini. Nonostante ciò, i territori collegati dalla Statale 682 sono ora in subbuglio e i sindaci di quei 42 paesini cercano soluzioni per non essere tagliati fuori dall’Italia. Il problema è che una chiusura così lunga, senza che sia stata individuata una valida alternativa, rappresenta per la Locride e la Piana di Gioia Tauro il serio rischio di un isolamento economico e culturale, in un’area che già di per sé non gode di ottima salute e che continua a pagare il prezzo dell’incapacità della politica ad affrontare seriamente la questione meridionale. Inoltre mettere off limits la galleria avrebbe ripercussioni durissime sui pendolari che lavorano nel Reggino e che quotidianamente si spostano tra lo Jonio e il Tirreno utilizzando la Limina, la cui chiusura congestionerebbe la Statale 106, che a quel punto sarebbe l’unica strada percorribile per andare dalla Locride a Villa San Giovanni, in quanto non ci sarebbe alcuna possibilità di prendere l’autostrada A3. Anziché impiegare un’ora e dieci minuti previsti dall’imbocco autostradale di Rosarno, passando di paese in paese dalla costa ionica a quella tirrenica un automobilista ci metterebbe due ore e mezza, se non c’è traffico.
Un tempo così dilatato che diventa un sacrificio enorme per un pendolare e che scoraggerebbe perfino i turisti, durante la prossima estate, a scegliere le due coste calabresi per le proprie vacanze. Motivo per il quale, secondo i sindaci dei paesi che pagheranno le ripercussioni più gravi a causa della chiusura, prima di avviare i lavori di manutenzione nella Limina è fondamentale individuare o approntare in tempi rapidi una viabilità alternativa. Impresa non facile, se consideriamo il fatto che per realizzare la variante sulla Statale 106 della Locride ci sono voluti circa sette anni, solo per consegnare otto chilometri di 106bis tra Roccella Ionica e Marina di Gioiosa. Inoltre interventi infrastrutturali d’urgenza non sarebbero prevedibili per i territori che ricadono nella zona dell’Aspromonte, caratterizzato da alti viadotti e ponti tra colline e montagne. Ipotesi che, al momento, restano comunque congetture, visto che alle amministrazioni non sono ancora arrivate comunicazioni ufficiali.
“Non ci ha informato nessuno di cosa succederà, la stessa notizia della chiusura della Limina dal prossimo gennaio e per venti mesi l’abbiamo appresa con un annuncio sulla stampa”, ha spiegato Franco Cagliuso, sindaco di Caulonia. “Io mi sono subito attivato, ho parlato con Anas chiedendo di non chiudere totalmente la Limina, ma di procedere su corsie alternate. Purtroppo mi hanno spiegato che non è possibile, che quel tipo di lavori per intervenire in maniera profonda sui gravi problemi infrastrutturali necessitano la totale chiusura. A questo punto non posso combattere da solo, è fondamentale un coordinamento tra tutte le forze politiche del territorio, i sindacati e le associazioni, al fine di chiedere un tavolo a Roma”, ha spiegato il sindaco.
“L’obiettivo”, prosegue, “è sederci tutti insieme con il ministro Matteo Salvini e l’Anas per individuare una valida alternativa condivisa alla chiusura della galleria. La strada esistente”, ha sottolineato, “non è assolutamente da prendere in considerazione, perché così torniamo indietro di 35 anni”. Cagliuso, che da tempo sta colloquiando con Anas per ottenere il prolungamento della variante della 106 da Roccella a Caulonia, ha già mandato la sua proposta al presidente del Comitato dei sindaci, perché è convinto “che solo marciando all’unisono si potrà mettere una toppa a una situazione che andava affrontata prima. Ormai non c’è il tempo di prevedere la costruzione di una nuova viabilità”, aggiunge, “dunque l’unica alternativa deve venire dal governo nazionale con Anas, per evitare che la Calabria sprofondi in un inesorabile isolamento”. Tra i comuni del Reggino che pagherebbero il prezzo più alto per la chiusura della strada a grande comunicazione ci sono certamente quelli che ricadono nella Piana di Gioia Tauro.
Tra tutti Cinquefrondi, il cui primo cittadino Michele Conia, nel levale il grido d’allarme, ha chiesto anch’egli un tavolo istituzionale in cui affrontare la questione, durante il quale vengano tra l’altro garantiti tempi certi degli interventi. Il sindaco ha inoltre approfittato dell’annuncio dei lavori di manutenzione per chiedere chiarezza pure su una questione che da anni è diventata un vero e proprio giallo. Conia, infatti, chiede che vengano effettuate analisi per accertare una volta per tutte se davvero nella Limina siano state interrate, in fase di costruzione, scorie radioattive. Il sospetto è stato alimentato in questi anni da inchieste giornalistiche, che hanno generato interrogazioni parlamentari. Ma sulla circostanza non c’è mai stata alcuna risposta.
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