Cronaca

Calabria, 43 arresti. Clientele e “rapporti sistematici” con le cosche: in carcere il boss Megna. Tra i 100 indagati l’ex governatore Oliverio, ex assessori e ex consiglieri. In manette anche l’ex genero di Calisto Tanzi

di Edoardo Sirignano -


Arrestate 43 persone in Calabria a seguito dai carabinieri del Ros. L’operazione sarebbe partita in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. Tra gli indagati anche esponenti politici di spicco calabresi, tra cui l’ex governatore della Regione Mario Oliverio. I reati commessi sarebbero diversi. Si va dall’associazione per delinquere di tipo mafioso fino a truffe, estorsione e illecita concorrenza. Menzionato anche un omicidio. L’aspetto, però, più inquietante sembra essere quello legato al rapporto tra criminalità organizzata e politica.

AGGIORNAMENTO ORE 12.18

”Oggi sono stati arrestati 41 presunti innocenti per reati che vanno dall’associazione di stampo mafioso all’omicidio, all’estorsione, alla corruzione e tutta la gamma dei reati che riguardano in particolare la pubblica amministrazione. Un’indagine lunghissima e complessa”. Così il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, parlando ai cronisti a margine della conferenza stampa in Procura. ”L’importanza di questa indagine – ha detto – è sottolineata anche dalla presenza del generale Angelosanto, comandante del Ros e dei colonnelli, dal colonnello del comando provinciale di Crotone, dai rappresentanti di Europol e I can e della Dka, la polizia federale tedesca. Alcune parti di questo filone sono state portate avanti dalla Polizia di Stato, dalla squadra mobile di Crotone e dalla Dia di Catanzaro ma poi per mancanza di uomini non hanno proseguito. Avevo bisogno di un numero significativo di uomini. In questa indagine si è lavorato su oltre 100 indagati contemporaneamente, quindi attività tecniche, di pedinamento, fotografie. Perciò è stata estremamente complessa”.

Tra gli arrestati, anche l’ex genero di Calisto Tanzi, Stefano Strini (noto alle cronache per aver nascosto per conto di Tanzi tele di Van Gogh, Picasso e altri artisti), oltre a un imprenditore parmigiano del settore trasporti.

AGGIORNAMENTO ORE 12.08

“L’attività investigativa riguardante il versante ‘ndranghetistico – corroborata dalle propalazioni di vari collaboratori di giustizia, dall’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e da attività investigative svolte in Germania in ambito cooperazione giudiziaria – è stata avviata nel 2018 dal Raggruppamento ed è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice (Kr), al cui vertice si pone la famiglia Megna. In tale quadro, sono stati raccolti gravi indizi in ordine alla individuazione del vertice della citata articolazione territoriale della ‘ndrangheta nella persona di Megna Domenico ritenuto, sempre attraverso la raccolta di indizi, essere il mandante dell’omicidio di Sarcone Salvatore, commesso (il 9 settembre del 2014, ndr) per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione”. È quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Catanzaro che stamattina ha portato all’emissione di 43 misure cautelari. Nell’ordinanza, a proposito di Domenico Megna, si legge: “In qualità di mandante, ed in concorso morale e materiale, con soggetti rimasti allo stato sconosciuti, decretavano, pianificavano e perpetravano l’uccisione di Sarcone Salvatore, allorché lo attiravano in una trappola e ne cagionavano la morte, sparandogli almeno due colpi di arma da fuoco calibro 38 alla testa. Con l’aggravante di aver commesso il fatto con premeditazione, atteso che cagionavano la morte del Sarcone dopo averlo attirato in una trappola preventivamente e strategicamente predisposta al fine di eliminarlo fisicamente. Con l’ulteriore aggravante di aver agito per motivi abietti o futili, cioè per affermare il potere della consorteria papanciara sul territorio di riferimento, contro l’atteggiamento ostile di Sarcone Salvatore, soggetto tendente ad ostacolare le iniziative criminali della consorteria”.

AGGIORNAMENTO ORE 11.46

L’inchiesta della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Ros ha riguardato soprattutto la provincia di Crotone dove sono emersi ”rapporti sistematici con la pubblica amministrazione, rapporti continui e diretti con la pubblica amministrazione asservita all’organizzazione ‘ndranghetistica, rapporti diretti con la politica regionale”. Così il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, nella conferenza stampa sull’operazione di oggi. Il procuratore della Direzione distrettuale antimafia ha parlato di ”elementi di prova” che delineano ”rapporti con la pubblica amministrazione e con la politica regionale che aveva un ruolo attivo, dominante, dal 2014 al 2020”. L’indagine, ha aggiunto Gratteri, riguarda ”tutta la gamma dei reati che riguardano la pubblica amministrazione”.

AGGIORNAMENTO ORE 11.35

“A dire del collaboratore Giglio Giuseppe”, una “persona contigua” alla cosca Grande Aracri di Cutro (Kr), “si sarebbe messo a disposizione di Oliverio Mario per procacciargli dei voti, nella tornata elettorale del 2014”. È quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’operazione del Ros di carabinieri che stamane ha portato all’emissione di 43 misure cautelari. Nel capitolo “L’influenza di Sculco Vincenzo sulle assunzioni presso la Congesi (Consorzio integrato per il servizio idrico)”, si legge: “Le intercettazioni operate sul dispositivo in uso allo Sculco ha consentito di accertare quanto ampio fosse il raggio di influenza politico/affaristico, mostrandosi sempre di più come egli sia considerato un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli aspetti che riguardano l’azione degli enti pubblici del Crotone, e rispetto al quale tutti gli interlocutori sono condizionatamente asserviti. La vicenda delle assunzioni nella Congesi, pur priva di specifiche ipotesi delittuose, ne è l’ennesima lampante dimostrazione”.

Di seguito, si riportano gli esiti “nella forma riassuntiva redata dal pm nella richiesta”: “L’attitudine penetrativa nei settori della pubblica amministrazione” da parte dell’ex consigliere regionale Vincenzo Sculco, viene sottolineato, “non ha lasciato indenne neanche il consorzio Congesi. In questo contesto, risultano interlocuzioni tra Sculco e, rispettivamente, il presidente Liotti Claudio e il vicepresidente del consorzio Bossi Lucia. Non di semplice conoscenza si trattava, ma di rapporti imperniati da esigenze clientelari. Lo Sculco, da un lato, forte della sua acclarata vicinanza con la Provincia, si metteva a disposizione per far confluire più comuni nel consorzio, in modo da far crescere l’importanza di Congesi (…). Dall’altro Liotti e Bossi si mettevano, a loro volta, a disposizione per assicurare assunzioni di soggetti graditi a Sculco (…). Tra i soggetti segnalati vi è la figura di De Luca Giovanni, persona contigua ai Grande Aracri di Cutro, in quanto cugina del boss Nicolino. Sul punto rilevano le evidenze emerse sia nell’indagine Stige che in quella Thomas, laddove conclamato, secondo i collaboratori di giustizia, era il legame tra il predetto e il boss di Cutro. Peraltro, a dire del collaboratore Giglio Giuseppe, De Luca si sarebbe messo a disposizione di Oliverio Mario per procacciargli dei voti, nella tornata elettorale del 2014, ricevendo da parte del politico rassicurazioni in relazione a richieste che avrebbero formulato. Deve evidenziarsi che l’esito dell’interessamento di Sculco andava a buon fine, atteso che risulta la assunzione del De Luca nel mese di maggio 2017”.

“Ovviamente – si annota nell’ordinanza -, anche queste risultanze lumeggiano vieppiù l’enorme capacità dello Sculco di incidere su nomine riguardanti enti territoriali e locali, anche di soggetti legati alla criminalità organizzata. Nel caso di specie, uno dei personaggi era un soggetto contiguo ad ambienti criminosi che, secondo l’apporto informativo dei collaboratori di giustizia, sarebbe stato compulsato per il procacciamento dei voti da parte di uno dei principali indagati (Oliverio Mario)”.

AGGIORNAMENTO ORE 11.17

L’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, l’ex assessore regionale Nicola Adamo e l’ex consigliere regionale Vincenzo Sculco, insieme ad altri indagati, “agendo d’intesa tra loro, ricoprendo ciascuno di essi un preciso compito”, si “associavano al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro delitti di turbata libertà d’incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio, nonché reati elettorali”, in particolare, “in relazione alla necessità di implementare una intesa politica, volta ad accrescere il peso specifico dei soggetti politici di seguito menzionati, nel Consiglio regionale della Calabria, nei consigli Provinciali e nei consigli comunali, in particolare quello di Crotone, attraverso una serie di riunioni programmatiche, tenutesi, tra l’altro, in uffici riservati della Regione, nonché nel corso di incontri conviviali”. È quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’operazione del Ros di carabinieri che stamane ha portato all’emissione di 43 misure cautelari.

L’ex consigliere regionale Vincenzo Sculco, prosegue l’ordinanza, “leader della formazione politica ‘i DemoKratici’, personaggio influente sul territorio della provincia di Crotone, avrebbe appoggiato la formazione politica riconducibile a Mario Oliverio, presidente della Giunta Regionale della Calabria (dal 9 dicembre 2014 al febbraio 2020), facendo convogliare un consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale, in occasione delle elezioni regionali da effettuarsi tra il 2019/2020, in cambio dell’appoggio della candidatura di Sculco Flora, figlia di Vincenzo (anche lei indagata, ndr), che si sarebbe candidata quale consigliere regionale; allo stesso modo, Romeo Sebastiano (anche lui indagato, ndr), consigliere regionale di Reggio Calabria, avrebbe anch’egli sostenuto Oliverio; detto accordo comportava, nel dettaglio, al di là dell’apparentamento politico, la commissione di una sequela indeterminata di reati, alcuni dei quali disvelati e contestati nei capi seguenti, funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale”.

Fra gli indagati anche Domenico Pallaria, all’epoca dei fatti direttore generate del Dipartimento presidenza della Regione Calabria, e Orsola Reillo, all’epoca dei fatti direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio della Regione Calabria.

AGGIORNAMENTO ORE 11.05

Tra gli indagati anche l’ex consigliere regionale Pd Sebi Romeo e anche l’ex assessora Antonietta Rizzo. Al centro dell’inchiesta, tra gli altri illeciti contestati, uno scambio di pacchetti di voti concordato in più riunioni svoltesi negli uffici della Regione. Tra esse, una durante la quale Sculco avrebbe promesso  la destinazione di  un pacchetto di preferenze ad Oliverio in cambio dell’ok alla candidatura della figlia Flora a consigliera regionale.

AGGIORNAMENTO ORE 10.40

Oltre all’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, l’ex assessore regionale Nicola Adamo è tra gli indagati nell’operazione dei carabinieri del Ros che questa mattina hanno eseguito numerose ordinanze cautelari emesse dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Dda. In totale gli indagati sono 123. Nell’ambito della stessa indagine è finito l’ex consigliere regionale Enzo Sculco, quest’ultimo posto agli arresti domiciliari.

AGGIORNAMENTO ORE 10.35

Imponente l’operazione di polizia mesasa in campo. In azione i carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali carabinieri di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria, che hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Dda, a carico di 43 indagati.

Gli indagati sono accusati a vario titolo per associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata. I dettagli dell’operazione verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà in procura a Catanzaro alle ore 10.30.

 


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