IL CARRELLO DELLA SPESA Il volo del caffè: verso i 2 € a tazzina
MACCHINETTA MACCHINETTE TAZZA TAZZE CAFFE
No, grazie: il caffè inizia a renderci davvero nervosi. E non è una questione di chimica né di caffeina. Non c’entrano nemmeno le inchieste di Report sulle modalità di preparazione e confezione delle miscele. No, il problema è grande. Anzi gigantesco. Come i rincari che, anche nel 2025, continueranno a gravare sul costo dei chicchi e si riverberano, quindi, sulla tazzina. Al bar come a casa.
Il fatto è serio. C’entrano, come già sappiamo, i problemi climatici. Le alluvioni nel Sud-est asiatico, gli impazzimenti meteo in Sudamerica. Il raccolto è dato ulteriormente in perdita, su scala globale. Le stime dei broker internazionali temono un ulteriore passo indietro nei volumi stimato in un range tra il 4,4 e il 4,9% per la produzione di Arabica nel solo Brasile, colpito da precipitazioni intense e fuori stagione. Paese che, tra qualche decennio, secondo uno studio dell’Università Federale di Itajubá, potrebbe perdere fino al 75% dei terreni utili alla coltura. Sarebbe un disastro. Causato non solo dai cambiamenti climatici ma pure dall’insorgenza di numerosi, troppi, parassiti capaci di flagellare l’agricoltura locale. Si è stimato che, in tutta l’America centrale, dal 2012 si è perduto circa il 16% della produzione di caffè. Per colpa di un fungo, la ruggine del caffè, che colpisce le foglie rendendole incapaci a realizzare la fotosintesi. Si perdono, così, volumi e qualità dei raccolti. Il risultato è sui mercati. Febbraio è stato un mese amaro, amarissimo, per il caffè. Perché è accaduto quello che non sarebbe mai dovuto succedere ossia le quotazioni del caffè hanno superato i 4 dollari alla libbra (poco meno di 454 grammi). Come sempre accade quando i prezzi violano una soglia psicologica, questo sarà soltanto l’inizio. Perché le previsioni raccontano di picchi che puntano ai 4,5 dollari alla libbra. Prezzi mai visti prima. Per fare un paragone basti pensare che solo nel 2021, quindi appena quattro anni fa, il caffè veniva negoziato a 1 dollaro alla libbra, con picchi massimi attorno a 1,3 dollari. Si è iniziato con i problemi del racconto in Vietnam, poi nell’America Latina. Quindi arrivò la crisi di Suez, nel senso del canale chiuso o al limite dell’impraticabile per le navi della logistica internazionale. Oggi fanno paura i dazi di Trump che, solo in Colombia, potrebbero essere applicati nella misura del 25% sul caffè. Il costo, dunque, si è triplicato. E chissà dove potrebbe ancora arrivare. Ma il dramma è che si sono triplicate le voci di spesa delle aziende che, a cascata, hanno appesantito l’intera filiera, dai campi fino al bar. Così non è difficile profetizzare quale potrebbe essere lo scenario prossimo venturo: un caffè al banco potrebbe arrivare a costare fino a due euro. Somma con la quale, nel 2021, si faceva una ricca colazione con tanto di brioche farcita. Già ora le cose non sembrano andare chissà che bene. Nel 2024, secondo un’indagine Assoutenti e Centro di formazione e ricerca sui consumi, la tazzina di espresso in Italia è arrivata a costare, in media, 1,21 euro. A Catanzaro il caffè più economico: 1 euro, prezzo in salita. A Bolzano quello più amaro: 1,38 euro, davanti solo a Trento (1,35 euro) e Pescara (1,34). L’esborso totale nel 2024 è stato di 7,26 miliardi (+18%) a fronte di sei miliardi di caffè preparati e consumati al bar. Non va meglio per chi preferisce gustarsi l’espresso a casa: gli aumenti del caffè tostato al chilo sono stati nell’ordine del 42,8% per un prezzo medio di 12,66 euro al chilo contro gli 8,86 euro di quattro anni fa. A Trieste i prezzi più alti (14,34 euro al kg), a Catanzaro quelli più bassi (10,36). Ma dei rincari, a quanto pare, non si vedrà la fine quest’anno.
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