IL CARRELLO DELLA SPESA – Cacao amaro, dall’uovo di Pasqua escono i rincari
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Cacao amaro: dall’uovo di Pasqua escono i rincari. E nemmeno troppo a sorpresa. Il prezzo del cacao è ormai da mesi fuori controllo e, nell’approssimarsi della festa, i costi della cioccolata non accennano a calare. Anzi. Stando alle stime diffuse da Federconsumatori, l’uovo di Pasqua costerà il 3,8 per cento in più rispetto all’anno scorso. Si tratta di stime che risultano finanche caute rispetto a quelle del Codacons secondo cui il prezzo delle uova pasquali sarebbe aumentato di un terzo: +30 per cento. Rincari che risulterebbero ancora più pesanti per i marchi di alta gamma (che arriverebbero a proporre in vendita cioccolato a 70 euro al chilo) e per le uova con sorprese griffate legate a brand per ragazzi, serie tv e merchandising sportivo. Non è una sorpresa. Un po’ perché ai rincari, purtroppo, ci siamo abituati. Un altro po’ perché oltre al meccanismo della stagionalità dei prodotti, ci sono gli sbalzi delle quotazioni del cacao che hanno portato i costi della materia prima a livelli spropositati. Una tonnellata di cacao, oggi, si paga intorno ai 9-10mila dollari. E, a dirla tutta, non è questo il prezzo più esoso chiesto finora per la materia. Già, perché a dicembre scorso s’è toccato il massimo delle quotazioni che hanno portato la quotazione del cacao a livelli a dir poco astronomici: 12.605 dollari alla tonnellata. Ora sembra che i costi stiano rallentando ma non c’è da farsi troppe illusioni. Perché il prezzo può solo aumentare. Ciò accade, come ormai ci ripetiamo in continuazione, a causa dei problemi legati ai cambiamenti climatici che affliggono Ghana e Costa d’Avorio, che da soli garantivano il 50% dei raccolti. Alluvioni e raccolti flop, nel giro di pochi anni, hanno causato il quadruplicarsi del prezzo del cacao. Una lettura che, però, sembra un po’ troppo semplicistica e fatalista. Secondo diversi analisti i rialzi della materia prima sono stati così robusti da superare, di slancio, persino le rivalutazioni dei bitcoin dopo l’elezione di Donald Trump. Ciò sarebbe dovuto ai giochi finanziari nelle borse merci del mondo che avrebbe ripetuto, a fronte degli innegabili guai patiti dai produttori africani, lo schema speculativo già visto in azione ai tempi dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina sul gas.
Comunque sia, i costi sono fuori controllo. E i prezzi tanto cari, come già accaduto per il caffè, stanno allontanando i consumatori. Che, obbedendo a una vecchia legge microeconomica, fuggono quando i prezzi si fanno troppo salati. Stando a quanto hanno comunicato nelle scorse settimane Adoc, Assoutenti e la stessa Federconsumatori, “nel bimestre gennaio-febbraio 2025” le vendite di prodotti di cacao hanno segnato “una contrazione in volume dell’11,7% annuo, il caffè del 2,1%, le tavolette di cioccolato del 5,6% e i cioccolatini del 12%”. E non perché gli italiani abbiano deciso di mettersi tutti a dieta ma perché “le quotazioni del cacao sono salite del 77,4% sul 2024 e del +262,9% sul 2020”. Un tale andamento rialzista, secondo le associazioni dei consumatori, “prosegue da mesi e ha avuto effetti diretti sulle vendite”. Purtroppo l’aumento del cacao sta trascinando verso l’alto anche il prezzo di altri prodotti dolciari tipici della festa di Pasqua. A cominciare dalle Colombe che potrebbero rincarare fino al 21%, stando all’analisi Codacons. Un aumento che, in maniera collaterale, può essere spiegato (anche) dall’esponenziale costo del cacao: i dolci farciti di creme, difatti, risultano quelli maggiormente a rischio rincari.
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