La burocrazia costa più di 180 mld al Paese
La burocrazia italiana è un vampiro che drena qualcosa come 183 miliardi l’anno alle imprese e al Paese. La Cgia fa i conti in tasca allo Stato. E snocciola, una per una, tutte le problematiche più assillante, i paradossi più dolorosi (e costosi). Spiegando perché, in Italia, fare impresa sia davvero diventata un’impresa. In prima battuta, i costi della burocrazia. Solo per rapportarsi a uffici, enti, organismi e diramazioni varie ed eventuali della Pubblica amministrazione, le imprese spendono, in un anno, qualcosa come 57,2 miliardi di euro. Ma dal momento che il sistema Pa non è dei più efficienti, i guai per le aziende non sono ancora finiti. Quelle che hanno avuto la sventura di commerciare con lo Stato sanno che l’Italia è un Paese lesto a prendere ma lentissimo, bradipico, a dare. Citando numeri Eurostat, la Cgia rivela che il deficit pubblico per debiti commerciali nei confronti dei suoi stessi fornitori di beni o servizi ammonta a 49,5 miliardi di euro. Tra balzelli e difficoltà a pagare, le imprese “pagano” già 106 e fischia miliardi di euro. Una cifra spaventosa. Ma il conto non è ancora terminato. Già, perché la lentezza dei tribunali italiani costa all’economia quasi due punti di Pil come ebbe a riferire il ministro alla giustizia Carlo Nordio: arrotondando, ballano altri 40 mld. Ma poi c’è la sanità, un altro settore pieno di falle che costano 24,7 mld secondo i dati Gimbe. E non basta. Perché Forum Ambrosetti e Fs hanno puntato il dito contro i 12,5 mld annui sprecati per i trasporti pubblici locali. Ora sì che si possono tirare le somme: 183 e rotti miliardi di euro. In pratica, se domani la burocrazia riuscisse magicamente a risolvere tutti i suoi problemi e a rimettersi in pari, l’Italia si ritroverebbe in cassa fondi e risorse pari a quasi un Pnrr intero. E, per di più, senza manco doverci pagare sopra gli interessi da urlo che dovrà corrispondere all’Europa. Ma questa è un’altra storia.
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