Editoriale

Buone tenebre anticipate a tutti

di Adolfo Spezzaferro -


Nella notte tra sabato e domenica torna l’ora solare: avremo un’ora di luce in meno. Se sommiamo questa cosa al fatto che più si va verso il Solstizio d’Inverno più le giornate si accorciano, il risultato è che quando si stacca dal lavoro è già buio profondo. È l’inverno, insomma – ci siamo abituati. Le tenebre ci accompagnano fino al fine settimana, in cui si può fare una passeggiata al sole.

Ma forse non tutti sanno che da anni esiste un dibattito – che somiglia più a una polemica – nell’Unione europea tra chi (i Paesi membri del nord) non è interessato a mantenere l’ora legale tutto l’anno e chi (i Paesi membri del Mediterraneo) invece vorrebbero un’ora di luce in più. Senza entrare nel merito di quanto convenga in termini di risparmio energetico avere un’ora in più di luce naturale al giorno, vogliamo ripercorrere al volo la storia dell’ora legale, nata proprio per risparmiare energia. In Italia l’invenzione è entrata in vigore per la prima volta durante la Prima guerra mondiale e, dopo essere stata sospesa e reintrodotta a più riprese nel corso dei decenni, è stata ripristinata definitivamente nel 1966. Nel 1996 si è deciso che il passaggio dall’ora solare all’ora legale sarebbe avvenuto in modo coordinato in tutta l’Unione europea, nel rispetto dei vari fusi orari. L’ora legale entra sempre in vigore a fine marzo e come quest’anno viene rimossa a fine ottobre.

A proposito, l’ora legale non viene adottata nella stragrande maggioranza dei Paesi di Asia (Russia inclusa), Africa e Sud America, oltre che in parte dell’Australia. Nel 2022 negli Stati Uniti – dove l’ora legale si chiama daylight saving time, ossia “orario di risparmio della luce diurna” – il Senato ha approvato una proposta di legge per rendere l’ora legale in vigore tutto l’anno. Proposta decaduta perché non è mai stata votata dalla Camera. In Italia a chiedere l’ora legale per sempre è la Società italiana di medicina ambientale (Sima). Nel 2019 il Parlamento Ue ha approvato una risoluzione legislativa sull’abolizione del cambio dell’ora, ma la situazione è poi rimasta in stallo, scatenando un rimpallo di responsabilità. Il passaggio successivo sarebbe stato raggiungere un accordo al Consiglio Ue, che però sostiene debba esserci prima una valutazione dell’impatto da parte della Commissione Ue, che a sua volta non ritiene di doversi muovere prima che il Consiglio abbia espresso una posizione comune. Intanto, nessuno Stato membro ha preso fermamente posizione. In sostanza, la questione non è prioritaria per nessuno. Buone tenebre anticipate, dunque.


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