Bullismo e velo: femminismo e sinistra rimangono in silenzio
“Femminismo”: movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne. Così la nota enciclopedia Treccani definisce l’insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna, i cui primi cenni, storicamente parlando, risalgono al diciassettesimo secolo. Ci chiediamo, oggi, di fronte a un episodio come quello di Modena che senso abbia quel termine. Nella provincia emiliana una studentessa marocchina di quindici anni aveva deciso, di comune accordo con la famiglia, di togliersi il velo, ma sembra che ad alcune coetanee la scelta non sia piaciuta e per questo, dopo averla isolata, l’hanno bullizzata e aggredita. Botte avvenute proprio per mano di sue amiche di origini marocchine, che hanno fatto sì che la minore finisse in ospedale e sviluppasse un forte stato di ansia tramutato nel terrore di tornare a scuola, il luogo del delitto. Ci sono diversi piani su cui riflettere: 1. Come mai bambine così piccole, di soli quindi anni, hanno già simili reazioni nei confronti di una scelta liberatoria, non lesiva e finalmente compresa dalla famiglia? Vuol dire che c’è una forma di precoce indottrinamento all’interno delle case e dei nuclei che queste persone frequentano? E fa molta specie, per non dire terrore, che a reagire in modo così violento siano proprio delle giovanissime adolescenti, donne, che ci lasciano immaginare scenari disastrosi qualora questa faida dovesse avvenire tra adolescenti di sesso maschile. 2. Come mai in Italia, dove oramai la figura della donna è diventata una banderuola da sfoderare quando si è in cerca di consenso, nessuno ha detto una singola parola su questo fatto? Dove sono le femministe che si preoccupano di parlarci delle quote rosa o di quanto si sentano libere andando in giro con i peli sotto le ascelle? Dove sono quelle del “il corpo è mio e decido io”? Non è usurpazione del corpo di una giovane donna questo? E dove sono tutti coloro che dovrebbero, a loro dire, tutelare gli immigrati? Non una parola della sinistra, non un tweet, non un messaggio per far luce su una violenza inaccettabile. 3. Come può esserci integrazione se gli episodi di minima ribellione vengono soppressi in questo modo? Quali i danni mentali che riporterà questa ragazza? Ma lo sapete che cos’è il disturbo post traumatico da stress? Lo sapete come il nostro cervello assorbe i traumi e reagisce spesso provocando attacchi di panico, ansia generalizzata o altre forme di disturbi del comportamento? Di queste persone, degli ultimi, di chi prova a reagire in nome della propria libertà come pensa di occuparsene quella politica dell’accoglienza a tutto spiano che non funzionerà mai? C’è chi vuole che in Italia abbiano tutti il biglietto di accesso e nessuno quello di uscita, ma i danni di un’integrazione impossibile sono sotto gli occhi di tutti, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire o sente ma ignora a caccia di consenso.
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