Politica

Ursula, è buio Fitto sgambetto Pse: “Scelga o noi o lui”

di Giovanni Vasso -

epa11594281 European Commission President Ursula Von der Leyen speaks during a joint press conference with former Italian prime minister Mario Draghi (not pictured) to present his final report on the future of EU competitiveness in Brussels, Belgium, 09 September 2024. Von der Leyen had announced the commissioning of this report to the former Italian prime minister Draghi in her speech on the 2023 State of the Union, when she made the future of Europe's competitiveness a priority, and committed to further?reduce administrative burden and strengthen the Single Market. EPA/OLIVIER HOSLET


Ursula, il Pse e il Buio, Fitto. Ci eravamo cascati. Quando da Bruxelles è giunto il cablogramma che ha rinviato di una settimana la presentazione della nuova commissione Ue s’è pensato, immediatamente, che il piano Draghi avesse complicato (e di molto) i piani di Ursula von der Leyen. Gli indizi, in fondo, sembravano parlar chiaro: la contraerea frugale, capitanata dal ministro alle Finanze tedesco Christian Lindner, non aveva nemmeno aspettato che tacesse il bazooka per stroncare il piano da 170 proposte (e 400 pagine) che l’ex governatore della Bce ha presentato come l’unica possibilità, per l’Europa, di tornare ad avere un senso (spendendo e facendo debito comune) dopo anni di rigore e, soprattutto, all’indomani del ritorno alle politiche di austerità consacrate dal nuovo Patto di Stabilità (senza crescita). Il fatto, poi, che il portavoce della Commissione, Eric Mamer, avesse tentato di rassicurare il Vecchio Continente illustrando, con dovizia di particolari, che no, non c’era alcun caso politico ma soltanto un intralcio burocratico laggiù a Lubiana era parsa la più classica delle excusationes non petitae. In fondo, la Slovenia, che ha proposto l’ambasciatrice Marta Kos per un ruolo da commissario, è pur sempre un Paese iscritto al club dei Frugali. Due indizi, però, non bastano a fare una prova. La pista, se non del tutto sballata, sicuramente non poteva essere quella che esauriva in sé il clamoroso flop politico di Ursula von der Leyen che ha portato a slittare di una settimana la presentazione della nuova commissione che la affiancherà nel secondo mandato. Il motivo era, ed è, più semplice. Ed è tutto politico. Squisitamente politico. I socialisti non vogliono che Ursula riconosca all’Italia una vicepresidenza esecutiva nella persona del ministro Raffaele Fitto. Sono delusi, al Pse, perché il loro spitzenkandidat, il lussemburghese Nicolas Schmit, è rimasto fuori dai giochi. Sono furiosi, in casa socialista, perché “un commissario appartenente ai Conservatori e Riformisti europei, formazione di estrema destra, potrebbe ricevere la carica di vicepresidente esecutivo”. Sono determinati, i socialisti, a fare un passo indietro e a lasciare la maggioranza qualora a un esponente di un partito che di quella maggioranza non fa parte (Ecr è rimasta fuori all’esito di una lunga ed estenuante battaglia parlamentare) dovesse venir riconosciuto un ruolo di peso all’interno della commissione, così come preteso dall’Italia e dal governo guidato da Giorgia Meloni. “Ignorare il processo degli Spitzenkandidaten, indebolire l’equilibrio di genere nel collegio, collocare un commissario per l’occupazione il cui impegno nei confronti dei diritti sociali è nella migliore delle ipotesi discutibile, portare proattivamente l’Ecr nel cuore della Commissione: questa sarebbe la ricetta per perdere il sostegno progressista”, ha sibilato Iratxe Garcia, presidente del gruppo parlamentare di S&D. Parole chiare e fuori dai denti, lontane dal solito e paludato rituale brussellese. Stefan Lofven, presidente del Pse, è stato ancora più incisivo: “Ciò che viene riportato sulla composizione della prossima Commissione europea rischia di andare oltre l’intesa che avevamo con la Presidente von der Leyen. Come famiglia socialista europea, è tempo di lanciare un chiaro avvertimento sul prossimo mandato della Commissione”. Eccolo: “Il nostro sostegno non è mai stato un assegno in bianco. Siamo sempre stati chiari sul fatto che la prossima Commissione deve soddisfare le nostre aspettative, sia in termini di politica che di principi. Il Presidente della Commissione deve garantire che il collegio sia pronto a onorare pienamente le linee guida politiche che abbiamo sostenuto”. Altrimenti ci arrabbiamo. E ce ne andiamo.

La vicenda, come ogni giallo che si rispetti, si arricchisce di ulteriori dettagli che parlano molto più di quanto sembrerebbe. Non sarebbero stati i dem italiani, componente nutrita e cospicua del Pse, a “tradire” Fitto. Voci autorevoli ma anonime, riportate da Ansa, spiegano che il caso è stato portato all’ordine del giorno, alla riunione tumultuosa che s’è tenuta nel Pse, dalle delegazioni francesi e tedesche. Gli italiani del Pd si limitano a chiedere a Fitto “segnali ampiamente europeisti” (che detto a uno che ha trascorso a Strasburgo buona parte della sua carriera politica sembra quasi uno scherzo) e ribadiscono di non nutrire “pregiudizi” di sorta sulla candidatura dell’ex ministro ai rapporti (pessimi?) con l’Ue del governo Meloni. Insomma, tutto torna: vuoi vedere che è l’ennesimo sgambetto all’Italia che arriva dalla premiata ditta Macron-Scholz? Questo non lo si può dimostrare. Ma intanto, sulla nuova commissione Ue e su Ursula von der Leyen è calato il buio. Fitto.


Torna alle notizie in home