Bruciata viva, lite condominiale: grave una donna a Napoli
Bruciata viva per una lite condominiale. Ha riportato ustioni di terzo grado sul 50% del corpo la 48enne a cui un uomo ha dato fuoco oggi, dopo una lite condominiale a Napoli. La donna è in gravi condizioni e non si esclude ancora il pericolo di vita.
Arrestato l’autore del grave episodio. Ha cosparso l’auto di una donna con liquido infiammabile appiccando poi le fiamme: il fuoco ha immediatamente avvolto l’abitacolo, distruggendo in pochi minuti l’autovettura. E un 53enne già noto alle forze dell’ordine. All’origine della tragedia, pare, una lite condominiale al termine della quale l’uomo avrebbe deciso di dare fuoco all’automobile della donna, bruciata viva nelle fiamme.
I carabinieri, intervenuti in via de Gasperi, si sono trovati di fronte al fatto già consumato, procedendo poi ad arrestare l’uomo per tentato omicidio, aggravato per futili motivi. Evidenti, fin da subito, le gravissime ustioni diffuse sul corpo della donna, trasportata presso l’ospedale Cardarelli del capoluogo campano, in attesa di una prognosi più precisa. L’arrestato è in caserma, ove è stato trasferito dai militari intervenuti.
Tutta colpa di un lenzuolo steso su un filo da bucato. Ci sarebbe questo futilissimo motivo, secondo i primi accertamenti dei carabinieri intervenuti sul posto dove la donna è stata bruciata viva dopo una lite condominiale, dietro l’episodio che ha portato la tragedia nel comune di Quarto, vicino Napoli. In seguito a questo fatto – l’uomo lo avrebbe visto e iniziato ad inveire asserendo che il lenzuolo gli ostruiva l’accesso al proprio box – la decisione improvvisa di passare a vie di fatto, cospargendo l’automobile della donna di liquido infiammabile. Francesco Riccio, queste le generalità dell’uomo già noto alle forze dell’ordine, ha così dato il via al suo piano. Subito, le fiamme ad avvolgere l’automobile e la donna, poi ricoverata in gravissime condizioni in ospedale.
Due anni, su Le Figaro, un durissimo attacco a Napoli e alle sue aree contrassegnate da una “violenza da Terzo mondo dell’Europa”.
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