Caro lettore, dopo mesi di attesa le scandalose strade della Londra Regency sono tornate a brulicare di pizzi e pettegolezzi. Tra balli, cappellini, trame intricate e storie d’amore passionali, questa terza stagione (ancora a metà, attendiamo le ultime 4 puntate a giugno) ha mescolato le carte. Possiamo dire che abbia effettivamente consegnato il dramma promesso? Uno dei romance più attesi e preparati nelle precedenti stagioni – quello tra i due amici e vicini di casa Colin e Penelope – prometteva grande pathos e colpi di scena. Forse però è stato all’altezza delle aspettative solo in parte. Questa stagione, seppur molto godibile e vezzosa, è meno bollente di quelle precedenti, se non fosse per gli ultimi dieci minuti della quarta puntata che alzano di parecchio la temperatura.
Qualcosa per cui Bridgerton è famoso è il modo in cui fa brillare i personaggi principali. Penelope Featherington (una fantastica Nicola Coughlan) ha abbandonato il suo ruolo di timida amica del cuore per prendersi finalmente la scena e le attenzioni di un rampollo molto ambito (e ora anche disinibito) come Colin Bridgerton. In questa prima parte i nostri sogni e quelli della protagonista sembrano avverarsi (scusate gli spoiler); in realtà sul fuoco ci sono diversi elementi che potrebbero mandare all’aria il lieto fine. Nonostante tutto il romanticismo inebriante e lento di questi episodi, sappiamo che non può durare. Penelope, oltre a essere una vorace e introversa lettrice di romanzi è la mente dietro Lady Whistledown, la penna che rivela e diffonde scandali e segreti dell’alta società. Eloise, sua ex migliore amica, l’ha scoperto poco dopo che Whistledown ha pubblicato accuse rovinose su di lei e ha insultato il fratello Colin. Come farà Penelope a tenere nascosto il suo alter ego? E soprattutto, Colin potrà mai perdonarla?
Io personalmente non amo le linee narrative parallele al plot principale, e mi riferisco a tutte e tre le stagioni. Ho apprezzato molto La regina Carlotta perchè tutto ruota intorno alla sua figura e ai personaggi a lei più vicini, i cui caratteri e le cui vicende sono trattate con profondità. In Bridgerton invece c’è di tutto un po’; anche il personaggio di Francesca e ciò che lo muove non è perfettamente a fuoco: al centro per la prima volta ma non abbastanza, o almeno non in modo definito.
Di sicuro Bridgerton è sempre un piacere per gli occhi e un prodotto televisivo divertente e di qualità (anche solo per il budget che ha dietro). Shonda Rhimes, fenomenale produttrice di questo e di altri successi come Grey’s Anatomy, Inventing Anna o How to get away with murder, è riuscita a creare uno sceneggiato in costume con un cast diversificato e inclusivo; una serie tv fresca, sexy e originale attraverso peculiari scelte stilistiche come adattare hit pop del nostro tempo (da Sia a Taylor Swift piuttosto che i Maroon 5 o Beyoncé) in chiave valzer ottocentesco tutto archi.