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Brescia, disastro Caffaro: Todisco paga il filtraggio

di Ivano Tolettini -


Il gruppo chimico pisano Todisco che si era impegnato a non aggravare il disastro ambientale della Caffaro, a Brescia, quando nel 2011 aveva assunto la gestione dell’impianto del cloro-soda proseguito fino al 2021, per la Procura invece ha aumentato il tasso di inquinamento dei livelli di Pcb nel 2019, lievitati di oltre il 500% oltre il limite massimo nel 2020. Si spiega spiegato perché i pm Silvio Bonfigli e Donato Greco hanno chiesto il processo non solo per Antonio Donato Todisco, ma anche per i manager Alessandro Quadrelli e Alessandro Francesconi. Assieme a loro ci sono altri sette imputati che avrebbero avuto un ruolo nell’avvelenamento ambientale.

La Caffaro Brescia srl del gruppo Todisco ha licenziato un po’ alla volta tutti gli operai: gli ultimi 4 il prossimo 31 ottobre come informano i sindacati. La Procura, però, dopo avere sequestrato 7 milioni alla società di Todisco per la scoperta del nuovo inquinamento da cromo e clorati, ha di recente stabilito all’udienza preliminare a carico dell’imprenditore toscano che nel primo semestre 2024 dovrà realizzare il nuovo impianto di filtraggio dell’acqua di falda, oltre ai due pozzi che sono già stati ultimati. Intanto, si è appreso che la gestione della barriera idraulica con ogni probabilità passerà da Todisco alla multiutility A2A, con affidamento diretto da parte del commissario Mario Nova. Quest’ultimo a partire da questo mese utilizzerà parte di quei 8,5 milioni in più per pagare le bollette energetiche alla Caffaro Brescia.

SINDACA E PRIORITA’
Nel frattempo, la neosindaca Laura Castelletti ha sottolineato che la bonifica del sito di interesse nazionale, che è un cancro ambientale nel cuore della Leonessa d’Italia, “è una priorità per noi. Abbiamo inviato il bando di gara, dopo un complesso e difficile percorso, trovando risorse che negli anni sono passati da 6 milioni agli attuali 90. Risultato che giunge da collaborazioni preziose e dal lavoro senza sosta da parte di tutti”. La sindaca aggiunge che “proseguiamo ponendo grande attenzione anche al mantenimento della barriera idraulica e al tema dei lavoratori di Caffaro Brescia”. Tema sul quale sono intervenuti a più riprese Filctem Cgil e Femca Cis affermando che “il tempo è scaduto”.

PARTE CIVILE E ACCUSE
Frattanto, proseguono le polemiche per la mancata costituzione alla prosecuzione dell’udienza preliminare da parte del Comune e del Governo. Sul punto la prima cittadina Castelletti afferma di “vivere le stesse preoccupazioni dei Bresciani e vogliamo le stesse risposte. Non abbiamo bisogno di bandiere o vessilli per mostrare il nostro impegno, ma vogliamo risultati. La scelta do non costituirci parte civile non è per caso, ma per raggiungere obbiettivi”. Il Comune motiva la decisione della mancata costituzione nel «processo Caffaro» che, per la Procura, avrebbe prodotto inquinamento da mercurio e cromo esavalente anche dopo la dismissione del polo chimico attivo fino agli anni Ottanta. Sulle polemiche interviene anche il vicesindaco e assessore all’Avvocatura civica Federico Manzoni. “Ci hanno accusato di inerzia, disattenzione o addirittura connivenza. Non è niente di tutto questo, ma una scelta consapevole e voluta – dice – Avevamo pensato di valutare la questione in fase di dibattimento, invece con la riforma Cartabia dovevamo farea la scelta adesso: soppesati pro e contro, abbiamo valutato di non costituirci”.

DOPO TODISCO
È scesa in campo anche l’assessora all’Ambiente, Camilla Bianchi, che annuncia a breve “la gara pubblica per avviare l’iter per la bonifica della cittadella industriale, mentre la gestione della barriera idraulica dovrebbe passare ad A2aA Energia”. Inoltre, a giorni sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea il nuovo bando di gara da 57 milioni per la bonifica del suolo in profondità. Con la novità che “il ministero dell’Ambiente ha garantito ulteriori 8,5 milioni per i costi di funzionamento della barriera idraulica», spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Giorgio Maione. Soldi per consentire ad A2A dal 31 ottobre, una volta che la società di Todisco si sarà fatta da parte, di continuare a pompare dalla falda i 13 miliardi di litri l’anno necessari per evitare che la stessa si alzi e assorba i veleni percolati nel terreno avvelenando la città.


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