Hot parade
Sale: Michel Platini. Michel Platini ha festeggiato il gol più bello: con Sepp Blatter, è stato assolto per la seconda volta per lo scandalo Fifa-gate. L’ex campione francese è da anni che si sgola professandosi innocente sull’inchiesta che l’aveva espulso dal comando del calcio mondiale. Per chi si fosse messo in ascolto soltanto adesso (a distanza di un decennio abbondante) Blatter era presidente e Platini vicepresidente della Fifa e finirono nel tritacarne mediatico per presunti, presuntissimi stando ai giudici svizzeri, episodi di frode e truffa. E mo’ per Gianni Infantino, che da segretario si fé artefice della pallonata mondiale, so’ casi amari.
Stabile: Thiago Motta. Esonerato e spellato in pubblica piazza. Anche (molto) dopo l’addio alla panchina della Juventus. E a tuonare contro l’ex tecnico non solo le fanzine di tifosi bianconeri esasperati ma i quotidiani della galassia Gedi che descrivono (oggi…) situazioni al limite (oltrepassato) dell’incredibile. Che bolle in pentola? Perché adesso lo stritolano? A chi toccherà, poi? A qualche meccanico Ferrai? Misteri di casa Elkann.
Scende: Chat di guerra. Aprire il telefono e ritrovarsi in chat i piani di guerra. Non è successo in chissà quale repubblica delle banane ma negli Stati Uniti. Dove il direttore di The Atlantic s’è ritrovato inserito su Signal in una chat ristretta di governo dove ha potuto spulciare piani d’attacco e rimestare sulle tensioni tra America e Ue. Altro che Leslie Nielsen.
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