Ogni azione ha una reazione. Una parola a Francoforte può scatenare un uragano in una famiglia di Siracusa. Se la Bce deciderà di tirare, ancora una volta, la corda dei tassi questa volta si faranno male tutti. Già, perché i numeri che emergono da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research sono da far tremare le coronarie. Gli italiani non ce la fanno più a pagare le rate del mutuo e ben 200mila famiglie hanno smesso di pagare le rate. Perché non hanno abbastanza soldi per fare fronti a rincari che, mediamente, hanno aumentato fino al 65% mensile l’importo da pagare. Ma non è tutto. Perché può capitare di dover saltare una rata in attesa di tempi migliori per far fronte ai debiti. Il dramma è che quasi una di queste famiglie su due è certa che, se dovessero crescere ancora i tassi e con loro l’importo della rata, non riuscirebbe di sicuro a pagare. Secondo gli analisti, in questa situazione, ci sono ben 90mila famiglie.
Quest’anno è stato critico per tutti coloro che hanno acceso un mutuo a tasso variabile. L’aumento del costo del denaro ha comportato, in media, un maggiore esborso di 3.100 euro. Soldi che pesano, e molto, nel ménage di una famiglia tipo italiana. Che, peraltro, è già alle prese con il carovita e la raffica di rincari che ha contraddistinto anche questo 2023. C’è stata, da parte di queste famiglie, una corsa allo sportello. Ma le banche non si sono sempre mostrate comprensive con i cittadini. Difatti, stando ai dati snocciolati dall’indagine Facile.it-mUp Research, solo il 21% degli italiani è riuscito a rinegoziare il mutuo con il proprio istituto di credito a fronte di un altro 27,9% che, invece, pur avendo chiesto una mano s’è visto sbattere la porta in faccia. Peggio ancora è andata a chi ha chiesto una surroga. Ad ottenerla, poco meno del 7% della platea. Ma a richiederla, senza successo, è stato almeno il 24,3% di chi aveva acceso un mutuo a tasso variabile. Qualcun altro ha provato a seguire strade diverse e strategie differenti per fare fronte alla situazione. Il 6,4% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di aver fatto uno sforzo scegliendo di estinguere, almeno parzialmente, il mutuo acceso in passato. Quattro debitori su cento, infine, hanno optato per allungare, ancora di più, la durata del finanziamento sperando di ottenere una rata meno gravosa in cambio di un impegno a pagare più lungo nel tempo.
I numeri sono impietosi. E fanno il paio con quelli diffusi da Bankitalia. Secondo cui, a ottobre, i tassi di interesse sui mutui immobiliari per le famiglie sono ulteriormente aumentati rispetto al mese precedente. Il Taeg, il tasso annuale effettivo globale, è passato dal 4,65% di settembre al 4,72 per cento di ottobre. Ma non basta, perché scendono leggermente, pur restando altissimi, i tassi dei finanziamenti per il credito al consumo. Per le nuove erogazioni, riferiscono i tecnici di Palazzo Koch, c’è da mettere in conto di dover pagare un Taeg del 10,46%. A settembre, il tasso era al 10,52%. Le cifre comunicate dalla Banca d’Italia hanno causato la rivolta dei consumatori. Il Codacons parla di stangata da oltre 4.400 euro a famiglia: “Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile è salita complessivamente negli ultimi due anni tra i +270 e i +365 euro per effetto di tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea a partire dal 2022. Questo significa che una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile si ritrova a spendere oggi in media tra i +3.240 e +4.380 euro all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021 come conseguenza delle politiche monetarie imposte della Banca Centrale Europea”.
Ma adesso tutti i riflettori sono puntati su Francoforte. Dove giovedì la Banca centrale europea deciderà che fare sui tassi. Lagarde e soci hanno “concesso” graziosamente di tenerli al livello attuale nelle ultime riunioni. Ma restare in territorio negativo non rappresenterà certo una boccata d’ossigeno, né per le famiglie e nemmeno per le imprese. Nelle ultime settimane s’è diffuso un certo ottimismo. Si è vociferato della volontà, da parte della Bce, di limare verso il basso il costo del denaro. La speranza è l’ultima a morire.