Hot parade
Sale: Roberto Benigni. Meraviglia di tutte le meraviglie: ci voleva TeleMeloni (sic!) per riportare in prima serata il grande sermone dell’ineffabile Roberto Benigni. Una carrellata di luogocomunismo sull’Ue-migliore-dei-mondi-possibili che manco ai tempi della Divina Commedia letta come se fosse stata scritta da un iscritto al Pd. L’ultima fregnaccia: l’Ue sarebbe la cosa migliore fatta dall’uomo negli ultimi 5mila anni di storia. Non lo fate sapere ai bambini greci, almeno a quelli superstiti, per carità.
Stabile: Damiano David. Oh, no. I Maneskin si sono riuniti insieme a tutti i loro fidanzat, compagn, amic* ma mancava lui Damiano. Il “traditore”, il John Lennon dei presunti Beatles (scusa, lettore che leggi) di Monteverde. Damiano se ne strafrega e continua la sua carriera da solista sfruttando melodie in tonalità seppia, camicie aperte e baffetti alla sparviero, cioé il sole-pizza-mandolino contemporaneo che tanto piace alle squinzie anglofone. Ops.
Scende: Imane Khelif. Donald, occhio al grugno. Imane Khelif, la pugilessa (o la pugila? o la pugilatrice? o come si scrive? Boh) algerina promette che lei, che ribadisce di essere femmina alla faccia dei test del testosterone, alle Olimpiadi di Los Angeles ci sarà eccome. E sarà pronta a lottare per difendere i suoi titoli, la sua fanbase fatta di signore coi capelli verdi. Capito, Donald?
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