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Botte in ospedale, la stretta del governo: arresto in differita, multe salate, più telecamere

di Giorgio Brescia -


Botte in ospedale, c’è lo stop del governo con quella che viene indicata come una “risposta concreta a tutela di medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari”. Oggi, la svolta con l’approvazione del decreto legge sulle aggressioni nelle strutture sanitarie. “E’ immediatamente applicabile l’arresto in flagranza di reato anche differita per chi aggredisce un operatore sanitario – conferma soddisfatto il ministro della Salute Orazio Schillaci da settimane promotore di un ascolto generalizzato di tutte le categorie lavorative interessate ad una svolta per affrontare un fenomeno divenuto ricorrente, se non quotidiano, a tutte le latitudini del Paese -. Abbiamo mantenuto un impegno preso con chi ogni giorno si dedica con competenza e dedizione alla cura dei cittadini e non merita di essere oggetto di violenza”.

Il via libera, nel Consiglio dei ministri svoltosi oggi a Palazzo Chigi. Definito l’arresto obbligatorio in flagranza per chi compie atti di violenza contro i sanitari o danneggia beni destinati all’assistenza, con la possibilità anche di arresto in flagranza differita laddove sia disponibile la documentazione, per esempio i video catturati dagli impianti di sorveglianza delle strutture sanitarie e che possano attestare il reato e consentire l’identificazione dei suoi autori. Stabilita pure la reclusione fino a cinque anni di carcere e sanzioni pecuniarie fino a 10mila euro per chiunque danneggi beni all’interno delle strutture sanitarie, come frequentemente acccaduto negli ultimi mesi nella circostanza di aggressioni a medici e operatori sanitari nei Pronti soccorso o in ogni struttura di prima accoglienza sanitaria.

Sono queste le principali misure contenute nello schema di decreto legge per contrastare la violenza nei confronti dei professionisti sanitari a cui il governo ha lavorato e che l’Ansa ha potuto visionare in anteprima.

Ora, in un certo senso, la palla passa alle Regioni competenti territorialmente per la gestione degli ospedali pubblici per assicurare un impulso alla realizzazioni di impianti di videosorveglianza, strumenti di deterrenza e accertamento delle prove utili all’identificazioni dei responsabili delle violenze.

Anche per un sostegno alle prossime iniziative contro le botte in ospedale, la manovra del governo: “La nostra intenzione – afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano – è di prevedere nella prossima legge di bilancio una norma che ovviamente avrà adeguata copertura finanziaria per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle parti delle strutture sanitarie maggiormente interessate dalle aggressioni. Non l’abbiamo inserita in questo decreto legge perché è necessario un confronto con le Regioni che hanno la competenza in sanità e con il Garante della privacy, trattandosi di strutture per cui servono delle cautele nell’utilizzo anche da parte delle forze di polizia. Dal primo gennaio saranno certamente disponibili i presupposti per estendere la videosorveglianza dove necessario”.


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