Attualità

Bologna chiama Ustica: la Verità desecretata

di Redazione -


di CARLO GIOVANARDI
In una intervista di venerdì 2 agosto a “Il Manifesto” il Sindaco di Bologna Matteo Lepore afferma testualmente “A Bologna siamo abituati ai depistaggi di stato ed alle verità nascoste. Potrei citare Ustica…”.
Il Sindaco, quando parla di Ustica, cita davvero un paradosso perché la verità sul disastro aereo avvenuto nei pressi di quell’isola è stata ricostruita dal punto di vista penale, tecnico, parlamentare e governativo con l’accertamento che il DC9 Itavia venne abbattuto il 27 giugno del 1980 dall’esplosione di una bomba nella toilette posteriore di bordo.
Ciononostante continuano a circolare più di trenta fantasiose teorie (“da fantascienza” le ha definite la sentenza penale) su una mai avvenuta battaglia aerea e un missile mai lanciato, attribuendone la responsabilità via via ad Americani, Francesi, Italiani, Libici, Marziani ed ultimamente agli Israeliani.
Quello che davvero non si riesce a capire è il motivo per il quale mentre tutti convengono che una bomba che fa saltare per aria una Stazione Ferroviaria è una tragedia e che le sentenze in merito vanno rispettate, a Bologna (Sindaco in testa) si continua a negare l’evidenza sulla esplosione del DC9, come se una bomba che fa esplodere un aereo non fosse altrettanto grave di una bomba che fa esplodere una Stazione ferroviaria.
Sino al Governo Renzi, che tolse il segreto di stato su Ustica, era comunque comprensibile che si accreditassero le tesi più fantasiose, visto che neppure i magistrati avevano potuto aver accesso al corposo carteggio tra il Colonnello Giovannone da Beirut ed il governo italiano nel periodo autunno 1979 – 27 giugno 1980, quando al mattino il nostro responsabile del Sismi avvertì il Governo che eravamo in prossimità di un attentato, deciso dall’ala estremista dei palestinesi per la mancata liberazione di Abu Salek, il referente dell’OLP a Bologna, arrestato mentre trasportava ad Ortona missili terra aria assieme agli Autonomi di Daniele Pifano.
Ed è stato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a convocarmi ufficialmente nel 2020 a Palazzo Chigi per un incontro con il Capo di Gabinetto Alessandro Goracci e il Capo del Dis (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza) Gennaro Vecchione, che mi intimarono di non divulgare quelle carte, che avevo potuto consultare ed annotare come membro della Commissione Parlamentare sulla morte di Aldo Moro, per non compromettere l’interesse nazionale (rendendo noti i nostri rapporti con i Palestinesi) in nome del quale venne formalmente notificato alla Signora Giuliana Cavazza, figlia di una delle vittime, Presidente della Associazione per la verità su Ustica, che non poteva averne conoscenza.
I governi Draghi e Meloni hanno viceversa rese pubbliche e versate all’Archivio di Stato quelle carte, sulle quali ho chiesto invano tramite Pec, di essere sentito dal Pm Erminio Amelio, che ha addirittura chiesto recentemente di archiviare l’inchiesta su Ustica, senza essere riuscito a scoprire chi sia stato responsabile della morte degli 81 passeggeri del DC 9.
I lettori devono sapere che a fare opposizione a questa domanda di archiviazione con una corposa memoria sulla quale dovrà decidere il GIP, non è stata l’Associazione Presieduta dalla Onorevole Daria Bonfietti ma quella presieduta dalle Signore Giuliana Cavazza e Ilaria Bartolucci per le quali la Verità, quella con la V maiuscola, qualunque essa sia, va cercata e rispettata, ma non scritta a priori sulla base di pregiudiziali ideologiche e politiche.


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