Biocarburanti, riparte la sfida italiana all’Ue
Neutralità tecnologica, l’Italia non molla la presa verso l’Europa. La conferma, dal G7 Clima, Ambiente ed Energia di Sapporo, chiuso guardando al prossimo a guida italiana nel 2024. “Le risultanze del G7 – fa sapere la viceministra all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, in Giappone con il ministro Gilberto Pichetto Fratin – ci impegnano tutti in una sfida ambientale globale non più procrastinabile. Torniamo con una comunione di intenti importante, a cui dovranno seguire azioni concrete”. “E scadenze decisive – aggiunge -, come quella assunta sullo stop all’inquinamento da plastica. Siamo soddisfatti per il riconoscimento ottenuto dall’Italia rispetto ai biocombustibili sostenibili, che consideriamo decisivi per una transizione energetica graduale e funzionale alla protezione dell’economia e alla crescita. La presidenza italiana saprà ripartire da qui per avanzare in maniera decisa ma pragmatica nel percorso di decarbonizzazione”.
Le reazioni a supporto della posizione del Governo non mancano. Coldiretti chiede che sia riaperta la trattativa a Bruxelles per inserire nelle deroghe dopo il 2035, accanto ai carburanti sintetici, anche i biocarburanti “la cui produzione non solo non è in conflitto con la produzione agroalimentare ma anzi le completa e la valorizza in un vero modello di economia circolare ed integrata con benefici sia in termini ambientali che di remunerazione dell’agricoltore”. Lo dice il presidente Ettore Prandini, commentando le parole del ministro dell’Ambiente circa il fatto che l’importanza del ruolo dei biocarburanti nella decarbonizzazione dell’automotive, in vista dell’appuntamento del 2035 sul superamento dei motori a diesel e benzina nelle vetture nuove, non sia stato opportunamente evidenziato nel documento conclusivo del G7. Quello alla fine definito in maniera molto cruda anche “un impegno senza denti”, perché specchio delle profonde divisioni tra i Sette circa il modo di uscire dal fossile, tanto che non ha contenuto nuove scadenza ma solo rammentata l’unità di intenti di prassi, sulla questione.
“L’Italia in particolare – aggiunge il vertice di Coldiretti, ricordando il valore della filiera agricola nel settore – è leader nella sperimentazione e produzione di sementi e tecnologie produttive che rendono la produzione di materia prima agricola per biocarburanti sinergica, complementare e migliorativa della stessa produzione agricola, realizzando un perfetto modello di economia circolare: dalla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano fino alla produzione di biomasse agricole non alimentari in terreni degradati ed inquinati, con la coltivazione per alcuni anni di particolari varietà vegetali per biofuels che consente poi nuovamente la coltivazione di colture alimentari in quei terreni”.
Un plauso all’inserimento dei biocarburanti quale strumento importante nella decarbonizzazione del settore trasporti nel documento conclusivo del vertice di Sapporo arriva da Filiera Italia: “Come richiesto dal nostro Governo, la presa d’atto del G7 rende ora necessario riaprire anche in seno all’Unione europea la riflessione sui bio-fuels, incomprensibilmente esclusi dalle nuove tecnologie carbon neutral a seguito dell’accordo tra Commissione europea e Germania che aveva previsto solo i carburanti sintetici in alternativa alle auto elettriche per ridurre le emissioni inquinanti”, ricorda Luigi Scordamaglia, consigliere delegato della realtà che unisce il mondo agricolo e l’industria agroalimentare. Insomma, dal Giappone l’Italia riprende con ancor più vigore la battaglia in sede Ue.
Le reazioni a supporto della posizione del Governo non mancano. Coldiretti chiede che sia riaperta la trattativa a Bruxelles per inserire nelle deroghe dopo il 2035, accanto ai carburanti sintetici, anche i biocarburanti “la cui produzione non solo non è in conflitto con la produzione agroalimentare ma anzi le completa e la valorizza in un vero modello di economia circolare ed integrata con benefici sia in termini ambientali che di remunerazione dell’agricoltore”. Lo dice il presidente Ettore Prandini, commentando le parole del ministro dell’Ambiente circa il fatto che l’importanza del ruolo dei biocarburanti nella decarbonizzazione dell’automotive, in vista dell’appuntamento del 2035 sul superamento dei motori a diesel e benzina nelle vetture nuove, non sia stato opportunamente evidenziato nel documento conclusivo del G7. Quello alla fine definito in maniera molto cruda anche “un impegno senza denti”, perché specchio delle profonde divisioni tra i Sette circa il modo di uscire dal fossile, tanto che non ha contenuto nuove scadenza ma solo rammentata l’unità di intenti di prassi, sulla questione.
“L’Italia in particolare – aggiunge il vertice di Coldiretti, ricordando il valore della filiera agricola nel settore – è leader nella sperimentazione e produzione di sementi e tecnologie produttive che rendono la produzione di materia prima agricola per biocarburanti sinergica, complementare e migliorativa della stessa produzione agricola, realizzando un perfetto modello di economia circolare: dalla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano fino alla produzione di biomasse agricole non alimentari in terreni degradati ed inquinati, con la coltivazione per alcuni anni di particolari varietà vegetali per biofuels che consente poi nuovamente la coltivazione di colture alimentari in quei terreni”.
Un plauso all’inserimento dei biocarburanti quale strumento importante nella decarbonizzazione del settore trasporti nel documento conclusivo del vertice di Sapporo arriva da Filiera Italia: “Come richiesto dal nostro Governo, la presa d’atto del G7 rende ora necessario riaprire anche in seno all’Unione europea la riflessione sui bio-fuels, incomprensibilmente esclusi dalle nuove tecnologie carbon neutral a seguito dell’accordo tra Commissione europea e Germania che aveva previsto solo i carburanti sintetici in alternativa alle auto elettriche per ridurre le emissioni inquinanti”, ricorda Luigi Scordamaglia, consigliere delegato della realtà che unisce il mondo agricolo e l’industria agroalimentare. Insomma, dal Giappone l’Italia riprende con ancor più vigore la battaglia in sede Ue.
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