Biden fa la guerra a Trump o al mondo?
A leggere certi giornali che non fanno che ripetere a vanvera certa propaganda, adesso sarebbe Putin a minacciare l’Europa con le sue armi nucleari e non Zelensky ad aver lanciato per la prima volta dall’inizio del conflitto, nel febbraio del 2022, sei missili statunitensi Atacms sul territorio russo. C’è pure chi arriva a sostenere l’insostenibile, ossia che la decisione del presidente uscente Biden di autorizzare l’impiego dei missili Usa su territorio russo acceleri il processo di pace; vedendoci pure una segreta, non ufficiale connessione con la politica del suo successore Trump della pace attraverso la deterrenza. Noi non possiamo certo affermare, come fa con sulfureo black humour un meme che gira sui social, che quello di Biden sia un colpo di coda per mettere nei guai Trump, che ha vinto le elezioni anche e soprattutto promettendo di riportare la pace. Nel meme si vede Biden sorridere in modo mefistofelico con sullo sfondo un’esplosione nucleare. Il testo recita: “Quando tutto il mondo ha riso di te, ma adesso è il tuo momento di ridere sui cittadini del mondo”. Biden è ancora in carica (e quindi ancora l’uomo più potente del mondo) e invece di sbrigare l’equivalente dei nostri affari correnti ha spinto sull’acceleratore dell’escalation, magari – come ha dichiarato la premier Meloni – in “risposta agli attacchi russi alla vigilia del vertice del G20”. Ma il punto è un altro – anche perché l’uso di missili Usa in territorio russo è già Storia – come ha ben spiegato Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa: “Non è così importante chi e quando abbia preso la decisione di utilizzare missili balistici e da crociera tattici a lungo raggio dei Paesi della Nato in profondità nel territorio della Russia. Non è così importante che questi missili non siano in grado di dare un contributo significativo alle operazioni militari del nemico – sostiene Medvedev -. Non è così importante che con tali decisioni l’attuale amministrazione americana stia deliberatamente creando una tale escalation del conflitto, che la squadra di Trump dovrà affrontare”. Ciò che è importante, per il braccio destro di Putin, è che ora, sulla base della sua dottrina nucleare, la Russia ha “il diritto di reagire con armi di distruzione di massa contro Kiev e le principali installazioni della Nato, ovunque si trovino. E questa è già la Terza guerra mondiale”. Questa sarebbe la minaccia di Mosca all’Europa e al mondo intero. Ma qual è il casus belli? Quello di chi attacca o di chi si difende? A mille giorni dall’invasione russa del Donbass, invasione che Mosca ha sempre considerato una scelta obbligata, per mettere in sicurezza i territori russofoni e filorussi dagli attacchi di Kiev, siamo al punto che missili Usa colpiscono il territorio russo. Ora è quanto meno capzioso e fazioso fare finta di nulla, non ammettere che la natura del conflitto sia mutata. La questione però è che no, questo tipo di missili Usa sulla Russia non convinceranno Putin a interrompere l’operazione militare speciale e a sedersi al tavolo dei negoziati. Mosca ora più che mai si fermerà soltanto con la vittoria definitiva su Kiev. Al contempo il Cremlino ha più volte ripetuto che con Trump si potrebbe discutere delle condizioni per una fine delle ostilità. Con Biden, è sotto gli occhi di tutti, ciò è impossibile: dobbiamo quindi augurarci che fino a che Trump non porrà fine al conflitto tra Nato via Ucraina e Russia non scoppi la Terza guerra mondiale.
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