Bertinotti: “L’Europa non conta e la sinistra ha smesso di difendere i popoli. Questo sarà il terzo conflitto mondiale”
FAUSTO BERTINOTTI - POLITICO
L’Europa non conta e la sinistra ha smesso di difendere i popoli
di EDOARDO SIRIGNANO
“L’Europa non conta e la sinistra ha smesso di difendere i popoli. Questo sarà il terzo conflitto mondiale”. A dirlo Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera e già leader di Rifondazione Comunista.
Che idea si è fatto rispetto a quanto sta accadendo in Medio Oriente?
L’atto di aggressione nei confronti di Israele è interno a una cultura della guerra, che purtroppo si sta diffondendo nel pianeta. Deve essere, dunque, contestato fortemente. La profezia di Papa Francesco, purtroppo, si sta avverando in modo drammatico. Siamo dentro la terza guerra mondiale, un conflitto a pezzi. Questo è uno di quelli.
L’Occidente ha qualche responsabilità?
La politica mondiale ed europea dovrebbe compiere un atto di radicale autocritica. Ha lasciato che la vicenda del conflitto tra Israele e Palestina marcisse, lasciando consumare l’unica proposta ragionevole avanzata. Mi riferisco a quella dei due Stati per i due popoli. Il governo di Netanyahu è stato disastroso. È un esecutivo di destra, che a quelle latitudini, si è opposto ai diritti civili.
Perché?
Ha agito come se un popolo non esistesse. Siamo passati da quelli che volevano impedire la realizzazione dei due Stati, alla fase negazionista vera e propria. A denunciarlo più di qualche semplice intellettuale israeliano.
Detto ciò, Hamas uccide donne, bambini e anziani…
Non dico debba esserci un rapporto causa-effetto. Siamo di fronte a un atto terroristico, che ovviamente deve essere denunciato e a una politica, nei fatti, sciagurata. È stata impedita, per anni, una soluzione di pace.
La rivolta, però, avviene in un momento cruciale di un altro conflitto, quello tra Kiev e Mosca. Sarà una strana coincidenza?
In Ucraina abbiamo una guerra tra due Stati. In Medio Oriente, invece, abbiamo un conflitto, generato da terroristi, contro uno Stato che ne ha negato l’esistenza di un altro. Non si possono paragonare due realtà completamente diverse. A tutti questi opinionisti che ascolto in tv, vorrei porre tre interrogativi. Qualcuno è stato a Gaza? Quella condizione vi sembra umanamente accettabile? Perché siamo arrivati a una condizione di stallo, pur avendo la possibilità di porre fine alle ostilità? Queste domande non giustificano una violenza così brutale. Allo stesso modo, però, se la politica non se le pone, vuol dire che non è sul pezzo.
Sono anni che la sinistra italiana denuncia la necessità di uno Stato palestinese. Dove è finito quell’impegno?
Ci sono stati momenti alti dell’impegno, non solo delle sinistre, ma di tutti i movimenti di pace, per la causa palestinese. Nell’ultima fase, malgrado testimonianze straordinarie, come quella di Luisa Morgantini, che ha continuato a lavorare in tale direzione, l’impegno si è affievolito. Stiamo parlando di un qualcosa, d’altronde, che ha riguardato tutte le campagne nel mondo per la difesa della pace. Siamo in una fase in cui i diritti dei popoli sono in forte difficoltà.
L’Europa rispetto a tutto ciò come deve comportarsi? Non si rischia una nuova emergenza migranti?
L’Europa non esiste. Dovrebbe rivendicare un’autonomia che le è stata negata. Bisognerebbe stare nell’Alleanza Atlantica con dignità. L’Ue, al contrario, si comporta in modo servile.
Quando gli americani mandano portaerei nel Mediterraneo, qualcuno da Bruxelles dovrebbe indignarsi?
Dall’inizio di questa fase, purtroppo, nessuno ha proferito parola, né sulla vicenda Ucraina, né sui grandi processi di migrazione, né sulla politica di guerra. L’Europa politicamente si è rivelata inesistente.
Meloni rispetto a tutto ciò come doveva comportarsi?
L’Italia è la nana dei nani.
I rapporti con Egitto, Tunisia o altre nazioni legate alla Palestina, intanto, potrebbero saltare, così come i rispettivi accordi…
Le priorità adesso sono altre. Basta, comunque, osservare la scacchiera internazionale per intravedere uno sconvolgimento negli equilibri geopolitici. Siamo dentro alla rivolta dei Sud contro i Nord e, se non si ha paura delle parole, contro l’Occidente.
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