Berlusconi, Taradash: “Meloni riuscirà a prendersi l’elettorato di Fi solo con un nuovo Polo delle Libertà”
MARCO TARADASH
di EDOARDO SIRIGNANO
“L’elettorato di Forza Italia resterà con Meloni, ma dovrà creare una federazione come il Polo delle Libertà”. A dirlo Marco Taradash, politico e giornalista, nonché assiduo frequentatore delle varie case di Berlusconi dal 1993 alla fine del 1996.
In un tweet ha parlato dell’opportunità della “riforma liberale” del 1995. A cosa si riferisce?
Parlo del modo in cui Berlusconi si era presentato quando era sceso in campo, come qualcuno che voleva dare una sferzata all’Italia con un partito liberale di massa. Per questa ragione, ci fu l’accordo con Pannella che durò fino al termine del suo primo governo. Quell’esecutivo, poi, saltò perché la Lega decise di bocciare la riforma delle pensioni, sia per una serie di questioni inerenti la giustizia. Berlusconi, infatti, pensava di essere il capo politico e di poter realizzare tutto ciò che voleva, a partire dal presidenzialismo. Sognava un sistema all’americana.
Il tentativo, quindi, cessò con la fine del I esecutivo Berlusconi?
Non smise di crederci neanche durante la fase di preparazione delle elezioni del 1996. In quell’occasione, tentò di limitare le pretese dei cattolici o di una destra, molto più aperta e garantista rispetto a FdI. La sconfitta gli fece cambiare umore e così decise di mettere mano alla struttura del partito, che venne affidata in un primo momento a incapaci e poi a personaggi capaci, ma abbastanza discutibili. Basti pensare a Scajola. Ci fu una riorganizzazione in chiave Dc e quindi Silvio smise di essere innovatore. Mi riferisco ai primi anni della seconda legislatura, in cui il Cav fu il dominatore incontrastato del centrodestra.
Qualcuno pensa che Meloni sia l’erede di Berlusconi. È d’accordo?
No! Meloni ha intenzione di spostarsi verso il centro e di essere riconosciuta dai popolari. Non credo, però, riesca fare il salto verso il conservatorismo liberale. Quando sei una leader così tosta e con convinzioni maturate nel corso di decenni, non puoi trasformarti come un Conte qualsiasi. Giorgia, piuttosto, continuerà a seguire la strada di Orbán, visibile in ogni suo atto. Non creerà certamente una forma di dittatura illiberale, ma, attraverso tutti i poteri dello Stato immaginabili e i media, ci porterà verso una democrazia sorvegliata.
Renzi, invece, ha la possibilità di prendersi il mondo azzurro?
Gli unici eredi di Berlusconi sono i figli, che non hanno seguito le orme del padre. Negli affari, nella politica, non c’è nessuno in grado di imitare Silvio.
Il suo elettorato, intanto, dove andrà?
Gran parte di quell’elettorato ha sempre votato Berlusconi e non Forza Italia. C’è il rischio, quindi, che il partito si riduca in termini elettorali.
Tajani non ha lo stesso carisma del patron di Fininvest?
Nessuno può averlo. Se Meloni cercherà di fare una federazione a tre, come il Polo delle Libertà, può recuperare gran parte di quel mondo. Non vedo grandi speranze per Renzi e Calenda.
Qualora a Meloni non dovesse riuscire la federazione, cosa succederà?
Nessuno degli azzurri andrà a sinistra, mentre pochissimi verso il camuffamento da centro effettuato da due esponenti del vecchio Pd, probabilmente solo qualche capobastone. Gli esponenti di spicco del partito certamente non si trasferiranno all’opposizione. Forza Italia diminuirà di peso specifico e il suo elettorato andrà verso Fratelli d’Italia, dove c’è una guida carismatica e con polso fermo nelle decisioni.
Qualcuno parla di una discesa in campo di Marina. È una strada percorribile?
Negli anni in cui è emersa tale ipotesi, non frequentavo Silvio. Marina, però, ha sempre detto che non è sua intenzione fare politica. Non vedo, quindi, perché dovrebbe cambiare idea adesso. Quando Berlusconi scese in campo, poi, c’era una minaccia che veniva da sinistra. Quella odierna non spaventa neanche il gatto di casa.
Perché la sinistra odierna è così debole?
I comunisti italiani sono stati trascinati sulla strada della sconfitta perenne da Berlinguer, che pur avendo capito tutto di ciò che era sbagliato, invece, di scegliere la democrazia liberale ha preferito moralismo e giustizialismo. I suoi eredi, presenti nel Pd e negli altri partiti satelliti, hanno quell’imprinting che poi si è mescolato col dirittismo, ovvero trasformare in presunto diritto ogni richiesta che venisse dalle minoranze. Non sono stati, quindi, in grado di elaborare un programma in cui possa riconoscersi una parte maggioritaria della popolazione.
Da fedelissimo di Pannella, è possibile riunire quell’universo?
+Europa raccoglie le diverse sfaccettature della cultura radicale che si sono formate durante l’era pannelliana.
Stiamo parlando, però, di una forza con numeri irrilevanti. Con chi dovrà allearsi?
Con la destra non c’è alcuna possibilità di relazione politica, se non di opposizione molto dura, a differenza di quanto pensano Calenda e Renzi. La loro è un’operazione di palazzo con due leader e senza un’idea di fondo. La via di uscita per +Europa è lanciare una sfida diretta al Pd, come fece a suo tempo Pannella col Partito Comunista. Il suo obiettivo dovrebbe essere costruire un’area centrale liberal-democratica e liberal-socialista. Questo può farlo forse con Matteo, difficilmente con Calenda e più probabilmente da sola.
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