Beni russi congelati, il Cremlino avverte l’Ue: “Risponderemo”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha presentato in Parlamento due proposte per estendere la legge marziale e la campagna di mobilitazione generale fino al 9 novembre. Lo si legge sul sito della Verkhovna Rada.
Circa cinquanta “istruttori occidentali” sarebbero rimasti uccisi in un attacco contro la provincia di Kharkiv, in Ucraina. Il ministero della Difesa russo, in una nota pubblicata sul suo canale Telegram, ha reso noto che “il lanciarazzi Iskander-M Otrk ha lanciato un attacco con missili contro un sito di dispiegamento temporaneo di istruttori e mercenari dei Paesi occidentali”. Lo stesso ministero ha pubblicato un video che mostra l’impatto del missile.
Le forze armate di Mosca hanno rivendicato di aver abbattuto 21 droni lanciati dai militari ucraini sulla Crimea e sul Mar Nero nelle prime ore di ieri, spiegando che uno di questi ha colpito un traghetto nel porto di Kavkaz. Secondo il governatore della Crimea Veniamin Kondratyev, la nave centrata si trovava nello stretto di Kerch e dopo il raid è divampato un incendio. Kondratyev ha aggiunto su Telegram che “purtroppo ci sono feriti e morti tra i membri dell’equipaggio e i dipendenti del porto”.
Beni russi confiscati: Tensione Russia-Europa. “Certamente non resterà senza risposta” quello che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito “il furto di beni russi da parte dell’Europa”. Riferendosi alla decisione dell’Ue di utilizzare a favore dell’Ucraina i profitti dei beni russi congelati, Peskov ha detto che “le azioni di questi ladri non possono essere lasciate senza risposta”.
In particolare, Peskov ha affermato che “valuteremo l’opportunità di perseguire giuridicamente e legalmente quegli individui coinvolti nel prendere decisioni e nell’implementare tali decisioni, perché questa è una violazione del diritto internazionale, viene calpestato il diritto di proprietà”. La prima tranche di fondi, pari a 1,4 miliardi di euro, sarà utilizzata dall’Unione europea nella prima settimana di agosto per acquistare mezzi di difesa aerea e munizioni per Kiev.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto un incontro “costruttivo” con il Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Pietro Parolin, in visita nella capitale ucraina. Lo ha scritto lo stesso Zelensky su “X”, sottolineando che con Parolin “abbiamo discusso delle conseguenze dell’aggressione russa contro l’Ucraina, del terrorismo aereo in corso, della difficile situazione umanitaria e degli esiti del nostro incontro con Papa Francesco a giugno”.
In particolare, ha proseguito, “ci siamo concentrati sulle decisioni del primo summit di pace e sul ruolo del Vaticano nello stabilire una pace giusta e duratura per l’Ucraina. Sono grato per il sostegno del Cardinale al nostro Paese e al nostro popolo”.
Per la fine delle ostilità si stanno muovendo anche le massime autorità cinesi. “E’ importante che Kiev e Pechino abbiano un dialogo diretto per poter “discutere insieme i modi per raggiungere una pace giusta”, ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, arrivato in Cina su invito del capo della diplomazia cinese Wang Yi per una missione che si concluderà venerdì.
“Dobbiamo evitare la ‘competizione’ tra le diverse proposte di pace” e “procedere verso una pace giusta e sostenibile”, ha continuato Kuleba in un videomessaggio condiviso su “X”. Lo stop alle consegne di petrolio russo a Ungheria e Slovacchia attraverso l’oleodotto Druzhba deciso dagli ucraini, che ha interrotto il transito del greggio di Lukoil attraverso il proprio territorio, non ha “alcun impatto immediato” sulla “sicurezza dell’approvvigionamento petrolifero dell’Ue”.
Lo ha riferito il portavoce della Commissione Europea Olof Gill, ribadendo a Bruxelles durante il briefing con la stampa, che il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis ha ricevuto “una lettera congiunta dai ministri degli Affari Esteri di Ungheria e Slovacchia sull’impatto della decisione dell’Ucraina di interrompere le forniture di petrolio di Lukoil attraverso l’oleodotto Druzhba”.
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