“Inflazione al 2% nel 2025”, la Bce e la solita zuppa
Fa caldo ma la Bce ammannisce la solita zuppa all’Europa. L’ultimo bollettino della Banca centrale europea è il compendio di un anno di retorica da falchi. Non manca niente. C’è il riferimento alla volontà, ferrea, di riportare l’inflazione “entro il 2% nel medio periodo”. Anzi, “nella seconda metà del 2025”. E ciò accadrà “in conseguenza della più debole crescita del costo del lavoro” oltre che per “merito” della politica rigidissima fatta di interessi mostruosi e costo del denaro alle stelle. C’è, poi, l’impegno a non impegnarsi, a Francoforte si può, a un percorso predeterminato sui tassi. Non si taglia, forse sì. Non sia mai che i mercati, quelli a cui si presta sempre tanta attenzione quando deve insediarsi un governo, magari eletto tra le fila di formazioni politiche di dubbia osservanza Ue, si deprimano sul serio e lascino l’Europa a boccheggiare. Non manca, nell’ultimo bollettino, la pia speranza della ripresa dei consumi dovuta “all’aumento dei salari reali” né quella della crescita. Che, come la rivoluzione d’un tempo: oggi no, domani nemmeno ma dopodomani sicuramente. Per gli economisti della Bce saranno i consumi a trascinare la riscossa economica europea. Intanto, però, la situazione oggi non appare delle più rosee. Le guerre, economiche o “vere” in giro per il mondo le paghiamo noi: “I rischi sono orientati verso il basso – scrivono da Francoforte – l’espansione dell’area euro risentirebbe di un indebolimento dell’economia mondiale e dell’acuirsi delle tensioni commerciali tra le potenze”. Tra i rischi c’è “la guerra ingiustificata della Russia all’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente”. La solita zuppa della Bce. Che ad agosto, se possibile, ancora più indigesta.
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