Basta turismo del selfie: l’Italia scelga la qualità
Le immagini di Roccaraso invasa da turisti mordi e fuggi hanno fatto il giro del web, alimentando un dibattito sempre più urgente: il turismo di massa sta distruggendo l’essenza dei luoghi che ambisce a celebrare. Ed in genere arricchisce pochi (albergatori all’ingrosso, ristoranti improvvisati e influencer senza scrupoli) a scapito di tutto quello che ha reso grande l’Italia nel mondo, cioè le aziende a gestione familiare, la buona cucina ed il mondo dell’ospitalità professionale e di qualità. L’assedio delle piste appenniniche delle ultime settimane sarà stato pure un caso unico nel suo eccesso di cafonaggine, ma sicuramente non è un’eccezione nel nostro Paese, in particolare, nell’anno del Giubileo. Folle di persone arrivano in massa per una giornata, invadono monumenti solo per un selfie, consumano senza alcun rispetto per l’ambiente e ripartono lasciando dietro di sé rifiuti, traffico e infrastrutture sotto pressione. Esiste un’alternativa al turismo del selfie. Basato sulla scoperta autentica dei luoghi e sulla connessione con le comunità locali, il turismo esperienziale rappresenta una via d’uscita sostenibile. Questo approccio, che in altri Paesi già funziona con successo, permette ai viaggiatori di immergersi nella cultura e nelle tradizioni locali, contribuendo economicamente e socialmente ai territori in modo rispettoso e sostenibile. La città di Berlino, pur non presentando grandi attrazioni storiche e monumentali (o forse proprio per questo), ha reso attrattivi tutti i suoi quartieri, non solo il centro. In che modo? Rendendo la vita berlinese affascinante. Oggi milioni di turisti viaggiano a Berlino tutto l’anno (non solo nei momenti di picco) perché si può visitare la città in bicicletta o pattinando, perché si mangia il cibo di tutto il mondo, perché è piena di gallerie d’arte, concerti e iniziative culturali di vario genere. In Italia, il potenziale per questo modello è enorme. Dai piccoli borghi alla valorizzazione dei cammini storici, dalle residenze artistiche alla scoperta delle tradizioni artigianali. Alcuni esempi includono la Via Francigena, che attraversando borghi e paesaggi unici potrebbe promuovere un turismo lento e sostenibile, come il Cammino di Santiago in Spagna. Le forme di ‘albergo diffuso’ che valorizzano il patrimonio edilizio esistente senza costruire nuove strutture (come a Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo) o le esperienze enogastronomiche delle Langhe, un luogo bellissimo del Piemonte e poco conosciuto. Ma servono politiche pubbliche e investimenti mirati per incentivare questo tipo di turismo. Molti dei nostri treni regionali fermano nei borghi più belli del mondo, ma quanti turisti lo sanno? Serve favorire la ciclo-pedonalità dei parchi e anche delle vie consolari. E poi occorre sostenere gli alloggi turistici personalizzati, chiedendo non solo il rispetto di regole chiare ma anche di dedicare una parte degli introiti nella rigenerazione dei borghi e dei parchi. Invece la criminalizzazione dei piccoli B&B rischia di favorire solo le grandi strutture alberghiere, che non favoriscono l’esperienza umana e locale. Se vogliamo evitare che il turismo diventi un paradosso autodistruttivo, dobbiamo ripensare il modo in cui viaggiamo e accogliamo i visitatori. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile alle nostre città e ai nostri paesaggi, preservando quella bellezza che il mondo intero ci invidia.
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