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Ecco il tiro da 4, se l’ultima rivoluzione del basket divide gli appassionati

di Giovanni Vasso -

epa11490738 Japan's Hugh Watanabe (L) in action against Serbia's Nikola Jovic (R) during the basketball pre-Olympics exhibition match between Serbia and Japan in Belgrade, Serbia, 21 July 2024. EPA/ANDREJ CUKIC


Prima la notizia, poi la polemica: nel campionato di basket delle Filippine, dalla prossima stagione, sarà sperimentato il tiro da 4. Niente di difficile, semmai di balistico. Una “nuova” linea sarà tracciata alla distanza di 8,23 metri (27 piedi) da ciascun canestro. Ciò sembra dovuto alla grandissima moda dei tiri da tre (dalla distanza regolamentare di 6,75 metri da ogni canestro), capaci di rivoluzionare il punteggio delle partite e, contestualmente, di tramutare in vere e proprie stelle i tiratori più capaci. Chiedere, per credere, al signor Steph Curry. Che è diventato, oltre che volto e icona del basket americano, uno dei più cliccati sportivi dell’era contemporanea grazie alle bombe, precise, che infila puntualmente nel canestro avversario.

Il tiro da 4, dunque, potrebbe rivoluzionare il basket allungando, ancora di più, il conto dei punti per ogni singola partita rendendo più emozionante il gioco. Questo dicono i fautori. Ma, ecco, dopo la notizia arriva la polemica. Per i puristi (e non solo loro) l’ennesimo esperimento non servirà a rendere il basket più popolare né più spettacolare. Ma, come scrivono alcuni utenti, ne potrebbe decretare l’inesorabile “trasformazione” nella versione più muscolare del tiro al piattello. Il tema si intreccia alla trasformazione, reale, del gioco. Che, affidandosi sempre di più a soluzioni da lontano, snaturerebbe il concetto stesso della pallacanestro come sport tattico, oltre che di contatto.

 Di polemiche, il gioco del basket, nel corso della sua lunga ed esaltante storia ne ha vissute tante. C’è stata un’epoca, negli Stati Uniti, in cui schiacciare a canestro – il gesto forse più pop e iconico della pallacanestro – era vietato dal regolamento. Al punto che il signor Lew Alcindor, meglio noto come Kareem Abdul Jabbar, s’inventò (o meglio perfezionò) la tecnica del gancio-cielo, lo sky hook, il beffardo pallonetto ravvicinato che finiva invariabilmente a canestro rendendo inutile ogni tentativo di opposizione. Proprio per colpa sua, nelle leghe giovanili, s’erano inventati il ban alla schiacciata. Troppo dominante, Alcindor (che all’epoca non era ancora Kareem). Dissero che volevano evitare gli infortuni e gli tolsero il dunk. Erano altri tempi. In cui, peraltro, tirare dalla lunga distanza non garantiva altro che i canonici due punti. Già, perché anche l’introduzione del tiro da tre è relativamente recente. Sperimentata fin dal 1945 nelle leghe americane, fu “approvata” dall’Nba soltanto nel 1979 diventando norma comunemente applicata nel basket internazionale soltanto cinque anni dopo, nel 1984. In pratica, nel quarantennale del tiro da tre, ora il basket s’inventa il tiro da 4. La sperimentazione nel campionato delle Filippine, dove il basket è un’autentica religione profana, ci dirà di più sulle potenzialità dell’idea che ambisce a cambiare, una volta di più, la pallacanestro. Intanto, sui social, è polemica. Lo scontro è sempre lo stesso: modernisti e puristi. Come nel calcio, come sul cibo. Come su tutto.


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