Banca party, così gli istituti di credito fanno festa coi tassi alti
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Le banche incassano favolosi extraprofitti tenendo bassi, se non nulli, gli interessi sui conti corrente. E, intanto, concedono sempre più malvolentieri prestiti alle imprese. Non a tutti fanno paura gli aumenti dei tassi decisi dalle banche centrali. Anzi. Agli istituti di credito fanno gioco. Almeno secondo quanto denuncia Unimpresa. Che azzanna il sistema creditizio italiano: tengono gli interessi al minimo sui depositi dei correntisti e incassano extraprofitti ricchissimi, da 26 miliardi di euro. Uno studio dell’organizzazione imprenditoriale azzanna le banche: “Con i tassi a zero sui conti corrente e con l’aumento del costo del denaro, le banche italiane incassano, senza muovere un dito, più di 26 miliardi di euro l’anno”. Somma che è pari, secondo le stime Unimpresa, al “76% in più” rispetto agli “extra ricavi pari a oltre 11 miliardi di euro” incassati un anno fa. È la “magia” del margine d’interesse “calcolato come la differenza tra tassi attivi applicati su circa 670 miliardi di depositi bancari remunerati con lo 0,32% e impiegati sotto forma di prestiti a famiglie e imprese, che in totale ammontano a 1.312 miliardi, sui quali il tasso medio è pari al 4,25%: la differenza tra i tassi passivi riconosciuti sui depositi e quelli attivi praticati sui finanziamenti garantisce alle banche uno spread di 393 punti”. Detta ancora più facile: le banche prendono i soldi dei correntisti, senza remunerarli, e concedono prestiti a tassi più alti a chi ne fa richiesta, che siano banche oppure famiglie. E le condizioni di accesso al credito, nel secondo trimestre di quest’anno, per le aziende sono diventate ancora peggiori. Bankitalia, nell’ultimo bollettino sullo stato del credito in Italia, spiega che i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un nuovo irrigidimento. “L’ulteriore stretta – hanno affermato gli economisti di Palazzo Koch – ha continuato a riflettere una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza verso di esso”. Insomma, le banche prestano solo a chi ha già i soldi. Non è una novità, e chi ama il cinema e si ricorda di Roberto Benigni prima che gli prendesse la fissa per la Divina Commedia o per la Costituzione, si rammenterà di una scena di un suo film, ormai antico, in cui si faceva beffe di questo modo di agire.
Ma adesso i tempi son cambiati e al cinema, certe cose, non si vedono più. Unimpresa non fa film ma snocciola i numeri: “Il totale dei prestiti a famiglie e imprese, come si rileva da statistiche Banca d’Italia, ammonta a 1.312 miliardi: lo stock degli impieghi al settore privato è tenuto in piedi da varie forme di raccolta bancaria e in particolare da una parte, cioè circa 669 miliardi, del denaro depositato dalla clientela sui conti correnti che in totale è pari a 1.360 miliardi”. E dunque: “Nell’ultimo anno, i tassi sulla raccolta sono rimasti particolarmente contenuti: se sono progressivamente aumentati quelli offerti dalle banche sui depositi vincolati o a durata prestabilita, quelli sulla liquidità pura parcheggiata sui conti correnti sono saliti di pochi decimali, dallo 0,02% di giugno 2022 allo 0,32% di giugno scorso: si tratta di denaro che le banche di fatto acquistano dalla loro clientela a prezzi bassissimi per poi rivenderlo, sotto forma di prestiti, sia a imprese sia a famiglie, con un tasso sempre più alto, ormai arrivato a circa il 4,25% medio”. L’affare più pulito e redditizio del mondo: “Ne consegue che il margine d’interesse, su un volume molto cospicuo di liquidità comprata quasi gratis e rivenduta a prezzi sensibilmente maggiorati, è enorme: in totale, calcolato in punti base, è pari a 393 ed è questo che genera, conteggiando i 669 miliardi di raccolta utilizzati per gli impieghi, più di 26 miliardi l’anno di extra ricavi, il 76% in più rispetto a un anno fa ovvero extra ricavi pari a oltre 11 miliardi”.
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