Avanti con la riforma della Giustizia
La maggioranza accelera sulla separazione delle carriere in magistratura, prevista dalla riforma della Giustizia, anticipando l’esame del provvedimento predisposto Guardasigilli Carlo Nordio e anteponendolo ad un altro testo di riforma, quello sul Premierato. Secondo alcune voci raccolte in Transatlantico la decisione sarebbe maturata sulla scorta di diversi fattori. Innanzitutto, a partire dalla consapevolezza che quest’ultimo provvedimento, così come trasmesso dal Senato alla Camera non va bene e necessita di modifiche attorno alle quali è prima necessario trovare una quadra. Elementi di criticità erano già stati evidenziati nel corso dell’iter del Premierato a Palazzo Madama e lo stesso esponente di Fratelli d’Italia Marcello Pera, accademico ed esperto dei meccanismi istituzionali su cui si regge l’ordinamento italiano, non aveva mancato di mettere in luce alcune ambiguità del progetto di riforma. Che rispetto al testo già licenziato al Senato fossero indispensabili delle correzioni, anche approfittando degli almeno quattro passaggi parlamentari necessari ad approvare una riforma costituzionale, era quindi pacifico, ma a quanto pare non sarebbero stati ancora individuati i correttivi da apportare. Senza contare che allungando i tempi per l’esame del Premierato in qualche modo si allontana o, almeno, si rinvia lo spettro del referendum su una riforma molto discussa.
In secondo luogo, rivendicano da Forza Italia, sarebbero stati proprio gli azzurri a spingere per un’accelerazione dell’esame di un provvedimento a loro decisamente caro quale quello della separazione delle carriere dei magistrati. Già ieri è stato compiuto un primo passo con l’approvazione da parte della commissione Affari costituzionali a Montecitorio del disegno di legge presentato dal governo quale testo base al quale apportare eventualmente modifiche. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato infatti fissato alla data del 23 ottobre, giorno entro il quale i gruppi parlamentari o i singoli deputati potranno depositare le proprie proposte per cambiare il testo. Il presidente della commissione, il forzista Nazario Pagano, che figura anche tra i relatori della riforma, insieme alla leghista Simona Bordonali e all’esponente di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti, si è detto soddisfatto per aver avviato il percorso “di una delle riforme più attese e necessarie per garantire un assetto più efficiente e trasparente della giustizia in Italia”. “Continueremo a lavorare con determinazione affinché questa trasformazione si realizzi portando a un sistema più equo e moderno che dia alla magistratura giudicante e a quella requirente l’autorevolezza e l’indipendenza necessarie per svolgere le loro funzioni al servizio del Paese”, ha poi aggiunto. Entusiasmo è stato espresso anche dalla pattuglia azzurra in commissione, che si felicita della circostanza che vede il Parlamento poter finalmente “discutere e approvare un importante punto del programma del centrodestra, una delle proposte che Forza Italia considera prioritarie per modernizzare il Paese e renderlo ancora più giusto. Lavoreremo con l’obiettivo di arrivare al voto finale alla Camera dei deputati entro la fine dell’anno”.
Sul fronte delle opposizioni, in particolare da parte del Partito democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra, si continua, invece, ad additare il provvedimento come un attacco alle toghe, farneticando un non meglio esplicitato “disegno che mira a controllare la magistratura”, come ha fatto Avs, o millantando, nel caso dei dem, il “rischio di minare i l’autonomia di giudici e pubblici ministeri, di trasformare i pubblici ministeri in super-poliziotti”. Pressocché le stesse tesi fantasiose sostenute dai grillini che, però, forse, almeno su un punto non sono così distanti dalla realtà. “Forza Italia va all’incasso sulle intercettazioni e su questa riforma costituzionale dopo aver concesso a Fratelli D’Italia il Premierato e alla Lega l’Autonomia Differenziata”, sostiene il pentastellato Alfonso Colucci.
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