Politica

Autonomia, torna alla carica la Lega: l’ora del congresso

di Ivano Tolettini -

ROBERTO CALDEROLI MINISTRO


“Quando sarà finito il congresso della Lega, porterò in Consiglio dei ministri la legge delega sull’Autonomia con le indicazioni della Corte Costituzionale. Anche se non avrò ancora ricevuto i pareri di tutti i ministri. Ora basta, anche perché glielo avevo detto a tutti i miei colleghi che se non si davano una mossa io andavo avanti lo stesso”. Parole non proprio concilianti quelle rilasciate dal ministro Roberto Calderoli sulla “madre di tutte le riforme”, come rivendica Luca Zaia quando parla del regionalismo differenziato, alla vigilia dell’imminente congresso di Firenze in calendario nel prossimo fine settimana. C’è grande fibrillazione in casa del Carroccio perché i mesi passano, la base mugugna, ma le priorità dell’esecutivo Meloni sono legate alla politica estera e al ciclone Trump, che ha sconvolto l’agenda commerciale da un lato con l’aggressivo piano tariffario che entrerà in vigore in questo torno temporale, e dall’altro con il progetto di pace in Ucraina che non è ancora in fase di decollo mentre la Russia continua a martellare Kiev. In questo contesto Matteo Salvini cerca di serrare le fila di un partito in crisi di consensi, visto che le ultime proiezioni medie dei sondaggi lo danno al 9% – mentre Fratelli d’Italia veleggia attorno al 29% -, e che oggi a Padova si confronterà su una linea interpretata dal segretario regionale Alberto Stefani, presidente della bicamerale sul federalismo fiscale e fedelissimo di Salvini. Se Calderoli se la prende con i ministeri che a suo dire ostacolano la riforma autonomista, l’onorevole Stefani gli dà manforte. “Le burocrazie ministeriali non sono sempre state dalla parte dell’autonomia – dice -, ma trattandosi di una rivoluzione culturale prima che un’architettura istituzionale, è un lavoro appassionante che richiede anche tempo”. Non stupisce in questo quadro che il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni (Fdi), abbia risposto piccato al ministero Calderoli dopo l’ultima esternazione. “Non condivido il tono usato da lui usato – afferma il collega di maggioranza – anche se è comprensibile e legittimo premere per riavviare il processo legislativo necessario a completare l’autonomia differenziata. Mostrare i muscoli però è l’esatto contrario di ciò che serve adesso, ora servono armonia e concertazione sia nella maggioranza che nel governo”. Dopo l’intervento autunnale della Consulta che ha “congelato” l’autonomia, le trattative sulle nove materie No-Lep sono ferme, mentre per i Lep bisognerà passare attraverso una legge. Stefani crede che entro la fine del 2025 il confronto sulle materie No-Lep sarà concluso e il tema sistemato, per passare poi al vero scoglio sulla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni. Sarà interessante dal confronto padovano, visto che ci sarà anche il segretario Salvini, se si parlerà di terzo mandato (ipotesi peraltro tramontata per la premier Meloni e il leader di FI Tajani) e dell’eventuale slittamento a primavera 2026 delle regionali, e del futuro politico del governatore Zaia. Il quale scalpita senza darlo troppo a vedere e in ogni occasione pubblica, magari legata alla presentazione del suo fortunato libro sull’Autonomia, rimarca la necessità di proseguire celermente il programma riformatore. E se Giorgia Meloni rilancia sul premierato (“è fondamentale per l’Italia”), nella due giorni padovana della Lega sono attesi almeno 2 mila attivisti per confrontarsi con i big del partito su “Tutto un altro mondo. Tutta un’altra efficienza, la sfida dell’Autonomia”. Dopo l’apertura dei lavori da parte di Stefani, sarà il turno del ministro Calderoli, del governatore Zaia e dei colleghi del Friuli Venezio Giulia Fedriga, della Lombardia Fontana e del Trentino Fugatti, protagonisti della tavola rotonda sulla sfida dell’Autonomia, a riscaldare il clima congressuale. A concludere la giornata sarà naturalmente il Capitano Salvini, che troverà un clima più rilassata rispetto a un anno fa quando il risultato negativo alle Europee fece sobbalzare la tradizionale base lighista, che nell’assessore regionale all’Industria, Roberto Marcato, ha sempre trovato una sponda quando si tratta di sfogare la delusione per talune scelte salviniane, come quella del generale Vannacci. Intanto Salvini è concentrato sulla politica estera, sottolineando che “ci auguriamo che qualcuno (riferendosi all’Europa dei volenterosi guidata da von der Leyen e Macron, ndr) non voglia far saltare il tavolo della pace, perché a Bruxelles come a Parigi c’è chi continua a parlare di armi”.


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