Politica

Autonomia, il cardinale Zuppi replica a Zaia parlando a Mestre

di Ivano Tolettini -


Le critiche dei vescovi italiani per com’è concepita dalla legge Calderoli l’Autonomia differenziata non potevano non lasciare un segno nel Veneto, terra di valori cristiani. Ieri sera intervenendo a un dibattito pubblico a Mestre con il filosofo Massimo Cacciari, il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha utilizzato parole equilibrate, senza nascondere il timore per quel concetto di “secessione dei ricchi” che era riecheggiato nell’intervento a gamba tesa di qualche giorno fa da parte del vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino. Così se il governatore Zaia mette nero su bianco che da cattolico si dice stupito e dispiaciuto nel leggere “la dura presa di posizione sull’Autonomia” da parte dei vescovi, sia “come amministratore pubblico, ma anche come cattolico di fronte a queste affermazioni in cui viene ribadito il concetto di “secessione dei ricchi”, il cardinale Zuppi senza entrare direttamente nella polemica sottolinea la necessità di mantenere l’unità del Paese senza allargare ulteriormente il divario che già esiste, ma anzi vanno attuate politiche per colmarlo. Il presidente veneto osserva che la “pesante accusa di mancanza di spirito di solidarietà e di egoismo, perché non sfugge che l’uso politico di una simile presa di posizione cela il rischio di far percepire una divisione tra cattolici buoni e cattolici cattivi – scrive Zaia – con l’idea che chi sostiene l’autonomia debba essere ascritto tra i secondi, perché intenzionato a defraudare di diritti fondamentali buona parte dei suoi connazionali, tuttavia non è questo lo spirito del Veneto, dove almeno un cittadino su cinque è impegnato nel volontariato”. Zuppi, come suo solito, dialogando alle 20 con Cacciari al Festival della Politica di Mestre su “Guerra o pace” è stato molto felpato, senza entrare in polemiche dirette. La lettera scritta da Zaia a Zuppi è della settimana scorsa, 31 agosto, e in essa il governatore argomenta che “non le sto chiedendo di essere udito dall’Assemblea della Conferenza episcopale, ma i nostri tecnici sono a disposizione per ogni approfondimento” per far comprendere che il dibattito nel Paese ha conosciuto una radicalità che non tiene conto invece di quello che il testo legislativo esprime, secondo i propugnatori della riforma, a chiare lettere. “Io ho dato totale disponibilità affinché vengano sentite entrambe le campane – sottolinea Zaia – e la campana dell’autonomia potrebbe essere sentita, a porte chiuse, all’interno della Cei, magari ascoltando i nostri accademici che sono costituzionalisti, fiscalisti e tributaristi. Potrebbero tranquillamente in un question time della Cei rispondere a tutte le perplessità e alle domande, in modo tale che poi il cardinale Zuppi e i vescovi italiani possano farsi un’idea precisa della normativa”. Il governatore non si stupisce certo che “in questa fase è legittimo che ci siano dei dubbi. Ovvio che se poi tu dichiari che è Far West e che è il cavallo di Troia o altre cose, deduco anche che, sebbene in buona fede, non si sono lette le carte. Perché se uno legge le carte capisce che non c’è nessun Far West e soprattutto non esistono cattolici buoni e cattolici cattivi, dove i secondi vogliono far morire di fame i primi”. Il confronto in Italia che ha portato alla raccolte delle firme da parte della Cgil ed a indurre alcune regioni a muoversi per sollecitare la Corte Costituzionale a dare il via libera al referendum ha spaccato la discussione rendendola in apparenza inconciliabile. Com’è stato più volte scritto all’interno della maggioranza che sostiene il governo Meloni ci sono distinguo sulla fase di attuazione della legge che potrebbe cambiare la gestione delle risorse sul territorio. Una delle partite cruciali sono le 14 materie sulle quali il governo dovrà deliberare entro metà 2026 i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), dopo che la Commissione tecnica dei fabbisogni standard (Ctfs) li avrà individuati. “La legge Calderoli – conclude Zaia – fuga ogni dubbio già al primo articolo rispetto alla solidarietà, sussidiarietà e al fatto che sia un progetto unitario. Nessuno vuole spaccare il Paese”. Il cardinale Zuppi ha replicato con prudenza e cautela.


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