Attualità

Autonomia Differenziata e Sicurezza Pubblica

di Giuseppe Tiani -

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Nel 2005, su iniziativa del Governo, il Senato approvò la riforma dell’Ordinamento della Repubblica tra dure polemiche, fu definita “La Patria Perduta” riflesso della crisi dell’etica pubblica e della rappresentanza dei partiti. Lo Stato federale più noto è quello statunitense, e nonostante la diversa storia civile e politica esprime un intento unitivo e non separativo, ma lo Stato federale è alternativo allo Stato unitario, non una sua variante, com’è lo Stato regionale. Con la legge n. 86/24 si attribuisce alle Regioni un’autonomia “rafforzata” dalla connotazione federale, dunque uno “Stato federale mascherato” come lo Stato spagnolo che nacque regionale, ma organizzato in autonomie regionali di un sistema federale. Ciò premesso, il processo devolutivo italiano si origina dalla riforma del titolo V della Costituzione del 2001, quando il Governo Amato estese a dismisura le competenze degli enti locali. Opinionisti e politici di sinistra con giudizi postumi, la considerano una riforma sbagliata, perché genera burocrazia ed incrementa la spesa pubblica. La sinistra per tattica cercò di contenere l’istanza federativa leghista abbracciando la causa madre ed emarginarla politicamente, è accaduto il contrario e furono implementati i centri di spesa e di potere. Le materie della riforma d’interesse per la nostra rubrica, afferiscono all’ordine pubblico e la sicurezza pubblica ad esclusione della polizia amministrativa regionale e locale” – l’espressione “regionale” dopo “polizia amministrativa” demanda alla competenza regionale la materia, resta alla legislazione esclusiva dello Stato “l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica”. La previsione che la polizia regionale e locale passi alla competenza delle Regioni irrobustirà la funzione della polizia locale considerata, tra l’altro, l’evoluzione normativa della sicurezza urbana. La legislazione esclusiva dello Stato per l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica, non sgombra perplessità sul futuro della Pubblica Sicurezza, che corre il rischio di un ridimensionamento, come accadde per la soppressa commissione Affari Interni del Parlamento alla fine degli anni ’80, e le materie di competenza assorbite in via residuale dalla 1° comm.ne Affari Costituzionali, Presidenza del Consiglio e Interni. La funzione della sicurezza pubblica si compone di pianificazione e coordinamento, e richiede terzietà funzionale e professionale, maturata in esperienze secolari per l’equilibrio richiesto dalla sfera discrezionale del potere pubblico, che fondata alla consapevolezza dell’unicità della funzione, rendono possibile l’interfaccia con la realtà della polizia democratica ad ordinamento “civile”. Invero la responsabilità dei servizi di ordine e sicurezza pubblica è demandata a funzionari “civili”, garanti della gestione dei poteri attribuiti all’Autorità Provinciale e Locale di Pubblica Sicurezza, perché dotati di cultura etico professionale in grado d’interpretare e monitorare la variegata complessità delle mutazioni sociali e delle dinamiche criminogene. Il timore è che la previsione riformatrice diventi un grimaldello che scardina l’architettura della Pubblica Sicurezza, per poi riformare la politica della sicurezza pubblica a seguito del processo di parcellizzazione, separarla da quella dell’Ordine Pubblico e condurla nell’alveo regionalistico e localistico, considerate istanze e peso politico del cd “partito trasversale dei sindaci”. Preso atto che il Governo lavora ad una riforma devolutiva che amplia a dismisura le competenze regionali, si confida nella revisione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni) che devono tener conto dell’unità del paese, e i cittadini da Sondrio a Lampedusa non subire iniquità o discriminazioni per la regione in cui sono nati o vivono. La riforma è stata approvata a maggioranza, ma un progetto così innovativo e “invasivo” dello Stato Amministrazione andava supportato da convergenze e larghi consensi, considerata la genesi della riforma affidata alle cure del ministro Calderoli, peraltro, non dissimile dai progetti presentati in tal senso nella XVIII° legislatura a firma del maggiore partito di opposizione. La morale della contradittoria dinamica è sigillata in un broccardo latino: “similes cum similibus facillime congregantur”, in sintesi l’impatto dell’autonomia non rafforza “la società dello Stato” ma introduce indizi di “anarchia istituzionale” rendendo fragile l’unitarietà dello spirito pubblico.


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