Politica

Autonomia alla prova del referendum? I dubbi di Musumeci

di Ivano Tolettini -


Il governatore veneto Luca Zaia ha chiesto al governo Meloni e al ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, di riaprire le trattative Stato-Regioni con l’obiettivo di portare a casa l’autonomia differenziata delle 9 materie non soggette a Lep, mentre le regioni governate dal centrosinistra targato Pd accelerano sul fronte del referendum abrogativo. Ormai ne hanno fatto una battaglia ideologica, anche se il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci (nella foto), dopo avere polemizzato con lo stesso Zaia nei giorni scorsi a proposito “della richiesta precoce” ieri è stato tranchant a proposito del referendario. “Bisogna vedere se la Corte costituzionale lo riterrà ammissibile – chiosa parlando a Napoli, a margine di un convegno organizzato dal Mattino – , dopo di che, qualora venisse ammesso, saranno gli italiani a pronunciarsi”. Quindi aggiunge deciso: “Adesso bisogna lavorare per dare seguito alla riforma e fissare i Livelli essenziali delle prestazioni, dopo di che ognuno è libero di chiedere tutti i referendum che vuole”. Il ministro aggiunge che la consultazione popolare è “una richiesta più che legittima, l’importante è che non si dica che si tratta di una legge che divide l’Italia. Lo dico da meridionale di Sicilia perché l’Italia è divisa da 30 anni”. Il ministro fissa il momento topico: “Dopo l’abolizione della Cassa per il Mezzogiorno si è tornati a una disuguaglianza davvero impressionante. Che dobbiamo spaccare più di quanto sia spaccata l’Italia? Semmai dobbiamo lavorare per ricucirla e noi riteniamo che l’autonomia differenziata sia una buona occasione per uscire fuori dalla gabbia dell’assistenzialismo e perché ognuno ci metta la faccia in un’Italia che dev’essere più coesa, che dia più valore alla sussidiarietà e per far sì che si alimenti una sana competizione”. Parole che suonano come musica alle orecchie dei presidenti di Regione del Nord, sebbene i tempi del negoziato siano destinati ad allungarsi, poiché la lettera firmata da Zaia per la richiesta della concorrenza sulle 9 materie non fa scattare l’iter della legge Calderoli dei 60 giorni previsti per l’avvio del negoziato. E se il deputato di FdI Francesco Michelotti, componente della commissione Affari Costituzionale, sottolinea che “ il Partito Democratico, Italia Viva e il Movimento Cinque Stelle in Consiglio Regionale, e il governatore della Toscana Eugenio Giani capofila della proposta referendaria negli scorsi giorni, fanno il passo del gambero sull’autonomia perché fu proprio la Toscana stessa nel 2019 ad avviare il processo per questa riforma”, l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sostiene di avere chiesto “a tutta la struttura territoriale di Italia Viva di mettersi al lavoro per raccogliere le firme per il referendum sull’autonomia differenziata che io chiamo il referendum sulla burocrazia indifferenziata”. Che sulla riforma si sia ormai al muro contro muro tra maggioranza e opposizione lo testimonia anche il fatto che Stefano Bonaccini, governatore dimissionario dell’Emila Romagna dopo essere stato eletto all’europarlamento, e propugnatore del regionalismo assieme a Veneto e Lombardia, oggi affermi che “io ci credevo, ma così l’Italia è più fragile, questa legge renderà ancora più diseguale il Paese”. Ma è proprio così? “Sull’autonomia serve maggiore corresponsabilità – osserva da Matera il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra – Qualunque riforma deve avere l’obiettivo di unire il Paese, di rafforzare la coesione. Uno snodo decisivo prima di qualunque processo di attuazione della riforma, è rappresentato dalla necessità di definire e finanziare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep); costruire un fondo di perequazione fiscale e finanziario nazionale per sostenere le Regioni in difficoltà; superare il concetto della spesa storica e ragionare sui fabbisogni standard, assicurare la piena partecipazione di tutti i soggetti politici, istituzionali e sociali alle scelte”. Se quella di Sbarra come al solito è una posizione pragmatica, quella del collega Maurizio Landini, della Cgil, appare una chiusura pregiudiziale. Oggi presenterà in Cassazione la domanda. “Abbiamo scritto a tutte le Regioni perché contrastino il disegno di autonomia con tutti gli strumenti”, conclude. Il quesito recita: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n.86, «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, 3° comma, della Costituzione?»”. Ma come ripete Musumeci, “la Consulta lo ammetterà?”.


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