Politica

PRIMA PAGINA-Attesa per l’istanza di revoca dei domiciliari a Toti

di Giuseppe Ariola -

Il governatore della Liguria Giovanni Toti


Quella appena iniziata sarà una settimana decisiva per la Liguria. A giorni l’avvocato di Giovanni Toti, Stefano Savi, presenterà infatti la richiesta di revoca degli arresti domiciliari cui il suo assistito è sottoposto dallo scorso 7 maggio. Resta solo da decidere quanto a ridosso dalle europee, dal momento che la misura è stata disposta proprio in vista “delle prossime elezioni”, concluse le quali verrebbero di fatto meno le esigenze cautelari. Il giro di boa dell’inchiesta ligure è senza dubbio stato l’interrogatorio cui il governatore si è sottoposto giovedì scorso davanti ai pm di Genova Luca Monteverde e Federico Manotti. Dopo un’attesa durata oltre due settimane dal giorno in cui gli è stata notifica l’ordinanza del gip che ne ha disposto la misura cautelare, il presidente della Regione Liguria ha finalmente avuto la possibilità di replicare alle accuse della procura. Nel corso di un interrogatorio durato praticamente l’intera giornata, Giovanni Toti ha puntualmente ribattuto a ogni accusa rivoltagli ribadendo a più riprese la correttezza del proprio operato e rivendicando di non essere mai venuto meno ai propri doveri istituzionali, avendo sempre e comunque operato nell’esclusivo interesse della Liguria e dei suoi cittadini. Circostanze ulteriormente ribadite in una memoria difensiva depositata a corredo dell’interrogatorio e pubblicamente diffusa. Chi si aspettava un atteggiamento finalizzato a una mediazione o comunque remissivo in occasione dell’interrogatorio svoltosi presso la caserma della Guardia di Finanza nel porto di Genova, è rimasto decisamente deluso. Con il giusto e dovuto rispetto nei confronti degli organi inquirenti, Toti non ha ceduto di un solo centimetro rispetto alla bontà della propria condotta, facendo di fatto accantonare ogni ipotesi di dimissioni dal vertice della Regionale per ragioni esclusivamente giudiziarie. Poi, certo, c’è il dato politico di un governatore che, ovviamente, è impossibilitato a guidare l’azione amministrativa della giunta e a rappresentare la principale istituzione ligure essendo agli arresti domiciliari. Ed è proprio su questo presupposto che la vicenda giudiziaria e i suoi risvolti politici si intrecciano indissolubilmente. Probabilmente, forte del principio costituzionale della presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato, più volte evocato da esponenti di primo piano del centrodestra e da diversi leader dei partiti della coalizione, Giovanni Toti sta provando a resistere e ha legato con un doppio nodo il suo futuro politico agli immediati risvolti che assumerà l’inchiesta, nonostante le opposizioni chiedano un passo indietro dettato da ragioni di opportunità. Come ha infatti sempre detto il suo legale, evidentemente perché qualcuno leggesse tra le righe, la scelta delle dimissioni non può esser presa in solitaria dal governatore che sulla questione ha la necessità politica di confrontarsi con gli alleati. Siccome il regime dei domiciliari cui è sottoposto non gli consente di avere interlocuzioni se non con i propri avvocati, la decisione potrà quindi avvenire solamente dopo un’eventuale revoca delle misure cautelari. Ma come detto, la richiesta di rivedere quanto disposto con l’ordinanza del gip, che restituirebbe a Toti anche un minimo di agibilità politica, non è stata ancora depositata e, interpellato proprio sulle tempistiche per la presentazione di questo atto, l’avvocato Savi ha risposto che “la faremo presto ma non ho ancora deciso quando”. Di certo, i tempi non saranno lunghi quanto l’attesa scontata da Toti per essere ascoltato dai pm ed ecco perché questa settimana si presenta come determinante per il futuro della Regione e per lo stesso destino, anche politico, del suo presidente. Inoltre, in questi giorni anche l’attività parlamentare sarà concentrata sull’inchiesta. Domani è infatti prevista l’audizione in commissione antimafia di Nicola Piacente, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova, a cui seguiranno quelle del procuratore di La Spezia e della Dda, sempre in merito alla maxi inchiesta che ha investito la politica e il mondo imprenditoriale liguri.


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