Assolo di chitarra e supercazzole Pd
L’arte e la musica non c’entrano niente: lo scontro a suon di concerti di Capodanno tra il sindaco di Roma Gualtieri e tale Tony Effe (trapper, quindi uno che “canta” peggio di un rapper) è soltanto un derby tra buonismo e opportunismo. Una stracittadina all’insegna dell’ipocrisia e della corsa ai pollicioni, che poi si trasformano in adesioni/defezioni e biglietti venduti. La gara è dunque tutta tra influencer o aspiranti tali, in un delirio di totale assenza di senso della misura, di assoluta mancanza di senso del ridicolo. La storia è nota: su pressione delle mamme piddine, il sindaco piddino della Capitale esclude dal Concertone di Capodanno il Tony Effe di cui sopra – i suoi testi sarebbero lesivi della dignità delle donne. Testi amati dal suo pubblico, di giovanissimi e di giovanissime, sia chiaro (è il genere musicale che impone tale violenza verbale, provate a immaginare una band di death metal che inneggia a Gesù Cristo). La genialata dell’agente del trapper sta nell’aver indetto il contro-concerto prendendo la palla al balzo. Obiettivo: guadagnare in biglietti venduti più soldi di quanti Tony Effe ne avrebbe avuti come gettone di presenza alla kermesse comunale. “Ti sbavo il trucco, che senza stai pure meglio/Ti piace solamente quando divento violento”, è uno dei passaggi contestati tra i testi del trapper. “Versi” (virgolette d’obbligo, visto che esistono i versi delle canzoni di De André) che con ogni probabilità verranno intonati con gaudio e tripudio dalle scappate di casa ammassate al Palazzo dello Sport, visto il prezzo più che popolare di 10 euro a biglietto. Dal canto suo, il sindaco con la chitarra mantiene il punto: “Le donne che gestiscono i nostri centri antiviolenza mi hanno scritto: abbiamo difficoltà a fare il nostro lavoro contro il linguaggio violento e sessista se poi con i soldi pubblici il Campidoglio fa cantare esattamente le cose che noi diciamo essere sbagliate”. Poi Gualtieri spiega che ha chiesto scusa a Tony Effe, ma per il trapper – assicura – “nessuna censura, tanto è vero che farà un suo concerto privato in un luogo e noi abbiamo subito detto assolutamente sì. Noi non abbiamo mai voluto censurare nessuno perché la libertà di espressione è sacra. Cosa diversa è l’organizzazione di quel concerto”. Una supercazzola totale: primo, la censura c’è stata eccome (non a caso Mahmood e Mara Sattei hanno dato forfait in segno di solidarietà); secondo, non è che per fare un concerto Tony Effe deve chiedere il permesso al sindaco. A questo punto il Concertone se lo farà lui: assolo di supercazzole e chitarra.
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