Assegno di inclusione, è sempre record al Sud
L’assegno di inclusione, come il reddito di cittadinanza, è un problema del Sud. L’Inps ha snocciolato i dati relativi alle domande presentate per ottenere la nuova misura di sostegno al reddito che sostituisce il Rdc. Si tratta di poco meno di 600mila richieste. In prima fila c’è il Mezzogiorno. Ma il dato più impressionante è ancora un altro. Già, perché quasi la metà delle domande di accesso all’assegno di inclusione arrivano da due Regioni: la Campania e la Sicilia da cui provengono, rispettivamente, il 26,7% e il 21,8% delle richieste. A completare il podio c’è la Puglia da cui è giunto il 9,6% delle domande. Insieme, i residenti di Campania, Sicilia e Puglia hanno presentato più del 58 per cento delle richieste di adesione all’Adi. Un dato che si aggrava ulteriormente se viene sommato a quello della Calabria, da cui giunge il 7,7% delle domande e che porta, quindi, la percentuale del Sud a sfiorare il 66 per cento. Numeri che fanno riflettere e che appaiono in linea con quello che riguarda la posizione di chi ha scelto di chiedere la nuova misura di sostegno al reddito. Difatti, stando ai dati che l’Inps ha mostrato al Sole 24 Ore, l’88 per cento delle domande proviene da chi ha già ottenuto, in passato, l’erogazione del reddito di cittadinanza. Gli ex percettori del Rdc, inoltre, sono rappresentano anche la stragrande maggioranza di coloro che hanno chiesto, ottenendolo, di accedere al piano Sfl di supporto formazione lavoro. In questo caso, a fronte di 165mila domande, poco più di 55mila sono state proposte proprio da chi aveva già avuto accesso al reddito di cittadinanza. Rispetto al piano Sfl, sono state accettate appena 68mila domande mentre sono state 27mila le persone che hanno già incassato il beneficio da 350 euro al mese. Per quanto riguarda l’assegno di inclusione, invece, occorrerà prima valutare i controlli che competono all’Inps per capire quanti saranno, poi, gli effettivi beneficiari della nuova misura. Per coloro che dovessero risultare idonei, gli assegni potrebbero essere, in media, più succosi di quelli dell’ultimo Rdc e passerebbero da 526 euro mensili a 635, dal momento che la carta di inclusione prevede la possibilità di ottenere fino a 500 euro al mese a famiglia. A questo importo, però, vanno aggiunti eventuali “aumenti” a seconda delle condizioni abitative e del numero dei componenti del nucleo familiare interessato. Stando a quanto ha comunicato l’Inps, i pagamenti per coloro che hanno presentato domanda con il Pad, il patto di attivazione digitale entro il 7 gennaio, potranno ricevere il primo accredito già il 26 gennaio prossimo. Poi i pagamenti si regolarizzerebbero il 27 di ogni mese fino alla scadenza stessa della misura. Viceversa, per chi presenterà richiesta entro il termine del 31 gennaio, i pagamenti – in caso di esito positivo delle verifiche Inps che rimangono cruciali per il riconoscimento della misura di sostegno al reddito – potrebbero scattare già dal 15 febbraio per poi riallinearsi al 27 del mese. Le stime dell’istituto di previdenza sociale affermano che la platea potenziale è di 1,7 milioni di famiglie italiane. Quasi due terzi di queste risiedono al Sud, poco meno di una su due o è campana o è siciliana.
Il tema del Sud, quindi, resta cruciale. Ma dare una mano al Mezzogiorno non significa solo concedere, graziosamente, un pur decisivo e importante, per il ménage di tante, troppe, famiglie un aiuto concreto. La grande sfida è nella formazione e negli investimenti. E, da quello che emerge, qualche segnale positivo pur inizia a intravedersi. Secondo l’indice regionale di resilienza economica stilato da Demoskopika, Campania, Sicilia e Puglia (insieme a Toscana e Veneto) risultano le Regioni economicamente più “resilienti” d’Italia nel 2023. L’elenco delle economie regionali resilienti lascia intravedere quali saranno i trend del futuro. Ma, in attesa che l’avvenire compia le sue promesse, c’è da pensare a oggi. E le questioni del Mezzogiorno restano in cima all’agenda economica nazionale. Senza Sud, nessuno si salva.
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