Il fondo Kkr compra Simon & Schuster. Il modo migliore per ingannare l’attesa è quello di sedersi a sfogliare un libro. Ma se stai aspettando che si sblocchi una trattativa lunghissima, difficile, irta di duelli e piena di scontri come quella sul futuro di Netco, la newco delle reti di Tim, devi avere tanta, tantissima pazienza. L’attesa è lunga. E se sei il fondo americano KKR, un colosso finanziario con un patrimonio stimato in circa 510 miliardi di dollari, puoi permetterti non solo di attendere che, prima o poi, passi sul fiume il ministro Giorgetti con il memorandum d’intesa con il Mef. Ma anche di aspettarlo acquistando non un solo libro ma un’intera casa editrice. E quale casa editrice. Nell’attesa di definire
la vicenda Netco, KKR è sceso in campo nel mondo dell’editoria e ha comprato Simon & Schuster. Che è una delle Top Five mondiali della letteratura di intrattenimento che ha a contratto, tra gli altri, un mostro sacro del pop contemporaneo, il Re del Brivido Stephen King.
Simon & Schuster era di proprietà di Paramount Global. Che, però, da tempo l’aveva messa in vendita. Non per questioni economiche ma per ricavare risorse che avrebbero dovuto servire alla multinazionale che ha fatto la storia del cinema Usa e mondiale di finanziare i suoi piani finalizzati alla digitalizzazione del suo patrimonio artistico e a creare nuove piattaforme streaming. Grazie a cui tenere il passo con la concorrenza, a cominciare da Disney. Si era fatta avanti Penguin ma la trattativa è sfumata davanti ai ricorsi e alla prospettiva che, con un’eventuale acquisizione di Simon & Schuster, si sarebbe creato un autentico “mostro” editoriale capace di fagocitare una quota di mercato tale da mandare in fibrillazione le regole minime della concorrenza. Penguin e Simon & Schuster, insieme ad HarperCollins (di proprietà del magnate Rupert Murdoch), MacMillan e Hachette, detengono tutte insieme il 90% del mercato dell’editoria di intrattenimento negli Stati Uniti. Che non è di certo asfittico, come quello italiano, ma, solo per citare dati risalenti al 2020, ha registrato un volume d’affari quantificabile in qualcosa come 20 miliardi di dollari.
L’operazione si è conclusa a 1,62 miliardi di dollari. Una cifra imponente per una casa editrice che era nata, un secolo fa nel 1924, pubblicando enigmistica e si era imposta all’attenzione del pubblico grazie ai cruciverba e che, negli anni, ha raggiunto un fatturato di poco inferiore al miliardo di dollari. KKR ha intenzione di fare sul serio. E, in una nota, ha riferito di avere in programma di voler “sostenere numerose iniziative di crescita, tra cui l’estensione del forte programma editoriale nazionale di Simon & Schuster a vari generi e categorie, l’espansione delle sue relazioni di distribuzione e l’accelerazione della crescita nei mercati internazionali”. Kkr inoltre “sosterrà Simon & Schuster nella creazione di un ampio programma di partecipazione azionaria per fornire a tutti gli oltre 1.600 dipendenti dell’azienda l’opportunità di partecipare ai vantaggi della proprietà dopo la chiusura della transazione”. Dal 2011, infatti, “le società del portafoglio di Kkr hanno assegnato miliardi di dollari di valore azionario totale a oltre 60.000 dipendenti non dirigenti in più di 30 società”. Insomma, c’è entusiasmo. E lo ha confermato anche Jonathan Karp, Ceo di Simon & Schuster che resterà in carica anche con la nuova gestione KKR: “Tutti i dirigenti di Simon & Schuster che hanno incontrato Kkr sono usciti da quelle conversazioni colpiti dal profondo interesse di Kkr per la nostra attività e dal loro impegno nell’aiutarci a crescere, prosperare e diventare un’azienda ancora più forte”.