Turismo

LA VALIGIA SUL LETTO – Aria di Versilia: il lusso dolce e discreto di una casa ferma nel tempo

di Nicola Santini -


Per chi viaggia tanto e spesso capitano situazioni in cui non sempre è possibile pianificare: un aereo perso, un incontro rimandato, un saluto last minute, un bicchiere di troppo. Ti affidi all’istinto, all’esperienza tua e degli altri, attingi alla dea bendata. Che a volte risponde al tweet ti indirizza, con un giro di chiamate o un paio di click verso un posto che non conoscevi e che rimpiangi solo di non aver incontrato prima.
Siamo a Marina di Pietrasanta, nella località di Tonfano, a due isolati dal mare immersi in un silenzio interrotto solo dai grilli e dal rumore del pitosforo accarezzato dal vento. Il profumo è quello dei pini che inciuciano con il salmastro e tirano fuori quel mix che tutto insieme, per chi ci è nato o è un villeggiante affezionato, si chiama aria di Versilia.
Il prezzo è accessibile, la stanza disponibile: sono quasi le nove di sera, tempo off limits per il check in. Me lo dicono al telefono, bene a sapersi, accelero e parcheggio alla meno peggio.
L’insegna insegna che la volontà di casa è lasciare tutto come era affinché nulla cambi ed è una scelta giusta: i pavimenti in cementine, le tende, le finestre in legno affaccia sul cortiletto che fa il giro dell’edificio a occhio tirato sù negli anni 20, con le sedie a dondolo e i dondoli, in tanti salottini disseminati su un letto di sassolini, altro rumore che sblocca ricord. La valigia sul letto si poggia all’albergo Grande Italia, nome patriottico e fedele a se stesso. Tante belle cose, ricordi di famiglia, gente perbene discreta e accogliente. Se accettassero anche i cani sarebbero perfetti, ma poco ci manca. Tutto il resto è impeccabile. Tanto è gustosamente retrò nello scheletro e nella decorazione, tanto è funzionale e contemporaneo nei servizi. Quello che serve, c’è. Niente di più. E a me serve stare nei posti dove si dorme bene, dove l’aria condizionata funziona e dove il wifi ti collega al mondo. Sono di passaggio e ho da fare. Accontentato. Funziona tutto a meraviglia. Per un attimo mi sono immerso in un’altra epoca dove ho trovato la quadra con la mia: circondato da una semplice raffinatezza e performante come mi serve sia l’alloggio di un giorno. Dormo bene come non dormivo da tempo. La consolazione dell’aria condizionata è solo virtuale. C’è ma preferisco aprire le finestre e far entrare l’aria e l’odore del parco. Se non ci fosse andrebbe inventato. Mi hanno insegnato che esiste il lusso ed esiste la roba da ricchi. Qui c’è il lusso dell’irriproducibile che merita quel rispetto minuzioso di chi si adopera affinché tutto resti come è stato concepito: non un museo ma nemmeno l’esercizio di stile di qualche studio di design con pochi concetti e molto concept.
La colazione la mattina è simile a un grande pranzo di famiglia in campagna: ci sono i biscotti fatti in casa, le crostate con la marmellata fatta con la frutta del posto, le mele cotte con lo zucchero caramellato. Divieto assoluto di pronunciare la parola gourmet. Eppure non è rustico: è elegante vero.
Faccio fatica a contenere l’entusiasmo e come l’ultimo dei giapponesi bulimico di ricordi fotografo ogni angolo: è bello ed è bello perché è così.
Mi consola sapere che non sono da solo ad apprezzarne l’atmosfera e mi consola sapere però, che non è un posto alla moda nonostante la location: rischio di incrociare Fedez meno di zero. Eppure è lì, stesso week end. A dimostrazione che ci sono luoghi fatti per alcune persone e altri fatti per altre.
Ci sono passato davanti, intorno, e dietro un sacco di volte: me ne accorgo all’indomani, perchénelle vie adiacenti c’è il mercato del sabato che avrò visto cento volte. L’eleganza, non l’ho detto io ma ci credo, non è l’arte di farsi notare ma di farsi ricordare.


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