Il giorno nero di Big Tech: doppia stangata Ue per Apple e Google
Ce n’è voluto di tempo ma, alla fine, la decisione è arrivata: è il giorno nero per Big Tech in Europa, la Corte Ue ha stangato Apple e Google. Cupertino vede sfumare gli accordi fiscali pluriventennali stretti con l’Irlanda, a cui dovrà restituire il denaro risparmiato indebitamente sulle tasse mentre Mountain View dovrà scucire 2,4 miliardi di euro per abuso di posizione dominante.
Il caso più interessante, dal punto di vista politico, è sicuramente quello relativo ad Apple. Perché la Corte di giustizia dell’Ue ha deciso di annullare la sentenza del tribunale Ue che, a sua volta, annullava la scelta dell’Antitrust europeo che aveva sanzionato le agevolazioni fiscali ottenute dall’azienda americana. L’Irlanda, dal 1991 fino al 2014, aveva concesso ad Apple vantaggi e benefici che, oggi, la Corte Ue ha stabilito essere illegali. E adesso, per Dublino, si apre un fronte interessante. Da un lato, infatti, il governo dell’Eire dovrà recuperare le somme non versate da Apple dall’altro, invece, rischia di veder traballare la sua posizione di porto felice europeo per le multinazionali digitali e farmaceutiche che l’hanno scelta, anche grazie al regime fiscale più soft, per installare le loro “basi” nel Vecchio Continente. Insomma, questa sentenza potrebbe rappresentare un primo passo verso l’unione fiscale che passa, senza dubbio, dalla lotta al dumping delle tasse tra Paesi membri.
La vicenda Google non è, però, meno interessante anche se più tecnica. Nel 2017, Mountain View venne stangata perché favoriva i suoi strumenti di comparazione di prodotti rispetto a quelli proposti al pubblico dalla concorrenza. Google, come si leggeva nella relazione presentata a gennaio dall’avvocato Juliane Kokott e riportata da Ansa, “presentava i risultati di ricerca del proprio comparatore di prodotti in cima a tale pagina e in modo prominente, con informazioni grafiche e testuali attraenti, nelle cosiddette Shopping Units; per contro, i risultati di ricerca degli altri comparatori di prodotti, suoi concorrenti, apparivano solo in posizione meno favorevole”. Tanto bastò, all’epoca, per far scattare una stangata da 2,4 miliardi. Erano anni in cui il Dsa era di là da venire ma già si poneva la questione delle multe ai giganti del web: dovevano essere commisurate al loro giro d’affari perché altrimenti sarebbero state “vissute” come un dazio fastidioso da dover pagare di tanto in tanto. Rispetto a quella decisione, Google o meglio la sua società editrice Alphabet, presentò ricorso. Che, oggi, è stato definitivamente rigettato. Insomma, per Apple e Google è un giorno nero. Ma per l’Europa, forse, è un segnale importante.
Torna alle notizie in home