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Apice Vecchia ed Urbex, il fascino dell’abbandonato

di Angela Arena -


Apice Vecchia ed Urbex, il fascino dell’abbandonato

Il giallo della ragazza francese ritrovata senza vita lo scorso aprile, in una fatiscente chiesetta valdostana, ha acceso i riflettori su un fenomeno internazionale che, sebbene di nicchia, risulta attualmente in voga tra i giovani, quello del turismo nei luoghi abbandonati: una speleologia urbana conosciuta come “Urbex” dalla crasi di Urban Exploration. La fascinazione esercitata da cimiteri, ville, fabbriche dismesse o istituti sepolti dall’oblio, ci riporta ai tanti borghi fantasma, talvolta spettrali, presenti nel Belpaese e, più precisamente alle falde dell’appennino Campano, nell’antica cittadina di Apice Vecchia, oggi nota come la Pompei del ‘900. A differenza del comune vesuviano, infatti, la vita in questo piccolo centro a 13 chilometri da Benevento, sembra essersi fermata al 23 novembre del 1980, quando un violento terremoto costrinse gli abitanti a lasciare improvvisamente le proprie case e botteghe, cristallizzando, come in un’istantanea, la semplice e tranquilla quotidianità di un paese, già duramente colpito nell’agosto del 1962 da due forti scosse che obbligarono 6500 abitanti all’evacuazione. Qui, ogni angolo racconta di storie interrotte consentendo al visitatore di immergersi in una dimensione sospesa tra passato e presente, laddove le case sono state lasciate nello stato in cui erano in quel tragico momento e alle pareti sono visibili foto d’epoca in bianco e nero: suggestiva è quella in cui è appeso un abito da sposa.

Dal 2017 alcune parti del borgo fantasma sono inaccessibili al pubblico, mentre un’altra parte è visitabile esclusivamente prenotando gratuitamente una visita guidata presso l’info point antistante l’imponente Castello dell’Ettore, dichiarato monumento nazionale e riaperto dopo 20 anni di chiusura nel 2016, in occasione dei mercatini di Natale e del Presepe vivente. Il maniero normanno costruito a scopo difensivo tra l’XI ed il XII secolo nella parte più alta della collina, inoltre, ospita un museo dedicato all’arte contemporanea e contadina: tra le sue mura soggiornarono illustri personaggi tra cui Sant’Antonio da Padova, Federico II di Svevia e Manfredi di Svevia che qui trascorse l’ultima notte della sua vita prima di incontrare la morte nel febbraio del 1266 durante la famosa battaglia di Benevento. Sebbene tragicamente segnata, Apice Vecchia ebbe un rilevante sviluppo socio economico fin dai tempi degli antichi romani in quanto circondata da ben tre fiumi, Miscano, Ufita e Calore ed era attraversata da due importanti arterie stradali come l’Appia e la Numincia.


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