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Dopo la Svizzera anche l’Antitrust, che tegola per la Figc

di Giovanni Vasso -

Italian Soccer Federation (FIGC) President Gabriele Gravina (L) and Italy’s head coach Luciano Spalletti attend a press conference of the national team in Iserlohn, Germany, 30 June 2024. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO


Azzurro tenebra e non se ne vede la fine: dopo il flop della Nazionale agli Europei piomba un’altra tegola sulla Figc del presidente Gabriele Gravina, l’Antitrust tira le orecchie alla Federazione italiana giuoco calcio. Che dovrà pagare una sanzione da quattro milioni di euro per aver “attuato una complessa strategia” finalizzata a “rafforzare la propria posizione dominante nell’organizzazione di competizioni calcistiche giovanili” escludendo, in buona sostanza, gli enti di promozione sportiva dal grande affare del calcio dei ragazzi. Stando ai rilievi mossi dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, la Figc avrebbe messo in atto la strategia, definita abusiva, “attraverso la mancata stipula, da parte della Figc, delle convenzioni richieste dal Regolamento Eps del Coni (2014) per lo svolgimento dell`attività agonistica”. Ciò avrebbe comportato la sostanziale esclusione degli Eps dall’organizzazione di eventi agonistici “garantendo così a se stessa una posizione di sostanziale monopolio”. Ma non è mica finita qui. L’Antitrust, difatti, accusa la Figc di aver utilizzato “in modo strumentale il proprio potere regolatorio, considerando illegittimamente come agonistica l’attività amatoriale svolta dagli enti di promozione sportiva con atleti compresi tra i 12 e i 17 anni”. E ce n’è ancora: “Inoltre ha imposto anche per gli atleti fino ai 12 anni (per definizione non rientranti nell’attività agonistica) il convenzionamento tra la Federazione e gli Eps e la pre-autorizzazione dell`evento, limitando così la libertà delle associazioni sportive dilettantistiche affiliate alla Figc e dei loro atleti con doppio tesseramento di partecipare ai tornei organizzati dagli Eps”. Così facendo, tuona l’authority, “è stata ridotta la capacità degli Enti di Promozione Sportiva di esercitare una sufficiente pressione competitiva sulla Federazione, ostacolando e indebolendo la concorrenza nel mercato dell’organizzazione di eventi ludico-amatoriali”. Insomma, qualcosa che assomiglia (e non poco) allo scontro che, su ben altro livello, si sta giocando davanti alle giurisdizioni di Spagna e Ue in materia di Superlega.

La Federazione, però, non intende restarsene con le mani in mano e, a differenza di ciò che hanno fatto vedere gli azzurri a Euro24, ha deciso di passare al contrattacco, con tanta grinta che la metà sarebbe bastata, alla banda Spalletti, a sfangarla contro la Svizzera. Una nota di via Allegri stigmatizza la sanzione come “ingiustificata” oltre che “basata su argomentazioni documentalmente riscontrabili e su un ragionamento giuridico errato”. La Figc, pertanto, ha annunciato la volontà di ricorrere al Tar del Lazio per chiedere la sospensiva e l’annullamento della sanzione irrogata dall’Antitrust. Del resto, il “sistema” giovani, che ha portato all’Italia più di una soddisfazione internazionale, rappresenta forse una delle poche cose che restano a Gabriele Gravina per gonfiare il petto d’orgoglio da quando è al vertice del calcio italiano. E che ambisce a restare alla presidenza della Figc nonostante da più parti, dopo il disastro della spedizione in terra tedesca, gli si chieda di rassegnare le dimissioni.

Già da tempo giravano rumors che, nel pomeriggio di ieri hanno trovato conferma. La Figc anticipa le elezioni federali.  La data prevista è di quelle significative: il 4 novembre prossimo. Chiaramente, se confermata, questa notizia aprirebbe le porte a un’estate rovente per gli equilibri del calcio italiano. Non è un mistero che la Serie A malsopporta Gravina e, soprattutto, di non avere più peso rispetto alle realtà minori che esprimono i vertici federali e chiede, ormai da tempo, una riforma che capovolga gli attuali equilibri e dia alla massima serie più peso e potere decisionale. È altrettanto vero che, solo qualche giorno fa, la Lega di Serie B ha pubblicamente rampognato lo stesso Gravina, sconfessando le dichiarazioni del presidente secondo cui i club cadetti avrebbero chiesto di poter ingaggiare un numero maggiore di stranieri in squadra.


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