Tutti speravano che la stoffa del campione resistesse ai malanni dell’età: a 79 anni compiuti due mesi fa, Gigi Riva, indimenticato capocannoniere della Nazionale italiana di calcio con 35 reti e artefice e numero 11 dello scudetto del Cagliari del 1970, è morto nell’ospedale Brotzu di Cagliari, ove era stato ricoverato e veniva sottoposto ad accertamenti clinici dopo un malore accusato in casa.
Le sue condizioni non erano state ritenute gravi dai sanitari che svolgevano le più urgenti e indispensabili verifiche mediche per appurare se Riva dovesse essere sottoposto ad un intervento operatorio al cuore.
Poi, l’improvviso peggioramento: Rombo di tuono non ce l’ha fatto. Era diventato la leggenda del calcio italiano.
Era nato a Leggiuno il 7 novembre 1944, da una famiglia dalle origini modeste. Subito si fece notare per le sue spiccate doti da goleador, segnando 66 gol in 2 anni di permanenza con il Laveno Mombello, squadra locale. Era un tipo di attaccante feroce, che appena vedeva la porta avversaria non lasciavano scampo. Poi venne notato dai dirigenti del Legnano, squadra militante in Serie C, che non si lasciarono sfuggire l’occasione. I 5 gol in 22 partite complessive sembrarono passare sotto traccia, ma poi ci fu il controverso passaggio al Cagliari dove fece la storia del club sardo e del calcio italiano. La carriera di Riva divenne simbolo di un elogio alla meritocrazia e alla perseveranza, e il suo soprannome “Rombo di Tuono” lo premiò soltanto nel tempo grazie a Gianni Brera.
Giudicato uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi e con la maglia del Cagliari, dal 1963 al 1977, giocò 14 stagioni e deteneva tuttora il record assoluto di marcature, perché contribuì nella stagione 1969-70 alla vittoria del primo e unico scudetto nella storia rossoblu, peraltro laureandosi nell’occasione anche capocannoniere del torneo.
Il 1970, l’anno d’oro che consacrò definitivamente Rombo di Tuono. Oltre allo scudetto a Cagliari che non si era mai visto, con la sua squadra, forgiata dall’allenatore Manlio Scopigno, e guidata in campo da quell’attaccante letale, con una squadra con calciatori come Albertosi, Niccolai, Nenè, Domenghini, Cera. Calciatori titolari anche in Nazionale, e protagonisti poi anche al Mondiale di Messico ’70. Nelle successive stagioni allo scudetto storico, Riva sembrò un po’ accusare il colpo, dovuto ad un grave infortunio che lo tenne fuori per tanto tempo.
Ma ritrovò subito la via realizzativa col tempo, contribuendo al quarto posto cagliaritano nella stagione 1971/72 grazie ai suoi 21 gol in 30 partite. La parabola discendente del Cagliari era però ormai compiuta. Nonostante la corte serrata di altre squadre (“Ho detto di no ad Agnelli e alla Juventus”), Gigi Riva decise di chiudere la carriera al Cagliari e di giurare amore eterno a quell’isola che lo aveva accolto.
Al Cagliari era rimasto sempre legato anche dopo il ritiro, assumendone brevemente la massima carica nella stagione 1986-87 e dal 2019 ne ricoprì il ruolo di presidente onorario. Con la nazionale italiana, di cui è tutt’oggi il miglior marcatore di tutti i tempi in virtù dei 35 gol segnati in 42 presenze totali, si era laureato campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Dal 1990 al 2013 era stato inoltre team manager e capo delegazione. Sempre custodendo la cifra della sobrietà e della discrezione.
L’addio a Riva sui campi di calcio comincia a Riad dove Napoli e Inter si disputano la Supercoppa: il suo volto e le parole “Ciao Gigi” sul maxischermo dell’ Al-Awwal Stadium di Riad. Un minuto di silenzio, per lui, prima del secondo tempo: fatto mai avvenuto per una commemorazione, dopo l’intervallo tra un primo e secondo tempo.
Dagli spalti frequentati da un pubblico sui social chiacchierato come “pagato” per indossare le maglie delle squadre in lizza, i fischi del pubblico, “spiegati” dalla Lega Calcio con la diversa cultura locale che rifugge dalle commemorazioni di questo tipo per i defunti. Ancor più un segno di distanza dal calcio che fece grande Gigi Riva. Nella stessa circostanza delle parole del presidente della Lega Lorenzo Casini che addirittura ipotizza un turno completo di Serie A da disputarsi all’estero.