Angelo Maietta premiato al Festival di Venezia: “Mia figlia, il mio motore”
Profondo conoscitore della macchina televisiva, dietro il successo di molti artisti e format c’è il suo nome e la sua altissima professionalità. Angelo Maietta, avvocato e docente universitario che al Festival del Cinema di Venezia ha ricevuto l’ambito “Premio Cinema & Industria” accanto a nomi del calibro dell’attore della serie “La Casa di Carta” Darko Perić, si racconta a tutto tondo a L’Identità.
Angelo, il tuo curriculum è lungo e variegato. Di quali tappe professionali, in particolare, vai maggiormente fiero?
Sono particolarmente fiero di essere riuscito ad affermarmi sia come avvocato che come professore universitario perchè vengo da un paesino in provincia di Avellino, Atripalda, di appena diecimila abitanti, da una famiglia di media borghesia che però non ha antenati in nessuno dei due ambiti dei quali discutiamo. Ed è per me un onore ricordare mio nonno Angelo, contadino, che aveva studiato fino alla terza elementare e che mi scrisse il nome e cognome sul mio primo quaderno delle elementari che conservo gelosamente. Le radici sono un valore, mai dimenticarle ovunque si arrivi.
Ultimamente, da Cacucci Editore, è stato pubblicato il tuo ultimo libro intitolato “Codice di diritto dello sport”. Di cosa si tratta?
Di una raccolta organica e sistematica delle norme principali del diritto sportivo emanate dal Coni. Sono grato all’editore per aver sposato questo progetto che sta avendo un ottimo riscontro perchè aiuta gli operatori di settore all’interno di un contesto giuridico che ha grandi prospettive di sviluppo professionale. Ho appena pubblicato anche un altro libro, sempre con Cacucci, su “la prova del danno da illecito trattamento dei dati personali”, un tema che mi sta molto a cuore da ormai 25 anni e che in un contesto globalizzato apre scenari problematici legati ad innegabili opportunità ma l’equilibrio tra vantaggi e svantaggi va sempre ricercato così come tra bene e male ed il giurista è chiamato ad occuparsi di queste contrapposizioni. La bilancia deve restare in equilibrio. Ora sto pensando a cose nuove che mi divertano e che possano portare alla luce anche momenti di sviluppo altro. Sono affascinato dalla multimedialità.
Nel corso degli anni sei stato coinvolto in numerosi progetti legati al mondo dello spettacolo. Come nasce questa passione?
Nasce per gioco. Arrivai a roma nel 2002, avevo 28 anni, con una valigia di cartone piena di sogni. Il mondo dello spettacolo e quello dello sport sono da sempre delle nicchie poco attenzionate dal diritto ed è lì che decisi di entrare per farmi conoscere perchè di certo in un contesto così grande non stavano ad attendere me, giovane avvocato di Atripalda, per le questioni importanti. Il gioco poi è diventato una delle mie specializzazioni che coltivo non soltanto come avvocato ma anche come ideatore di progetti e consulente di programmi: insomma, un operatore a tutto tondo.
Tra i personaggi dello spettacolo, c’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?
Stimo tutti quelli che lavorano in un mondo difficile che vive anche di criticità e vessazioni a vario titolo. Ma quello che mi piace di più è cercare di aiutare quelli che sono soli, che hanno fame e determinazione perchè è giusto che il talento incontri l’occasione. Io stesso ho vissuto le forche caudine e so benissimo cosa vuol dire vedersi chiudere le porte perchè non sei presentato da nessuno o perchè rifiuti compromessi. Ecco, queste persone troveranno la mia porta aperta ma ad una condizione: lealtà, sincerità, mai doppiezza e condivisione di progettualità. I furbi, i bugiardi, le persone senza onore o senza il valore della lealtà da me non sono i benvenuti ed anzi mi troveranno sempre pronto a contrastarli. Detesto l’ambiguità, la falsità, l’opportunismo e l’irriconoscenza.
Oggi a chi senti di dover dire grazie per il professionista e l’uomo che sei oggi?
Alla mia famiglia di origine sicuramente perché mi ha dato la possibilità di studiare, ai miei maestri accademici che mi hanno insegnato il metodo, a quelli che hanno creduto in me alle prime armi, alla mia famiglia attuale, a me stesso per la caparbietà che ho avuto e più di tutti voglio ringraziare Dio per quello che mi ha permesso di fare, per le fortune che mi ha dato e per avermi regalato la possibilità di essere padre di una bambina, Ludovica.
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