Da regina d’Europa a reietta: la parabola di Angela Merkel
epa11363059 Former German Chancellor Angela Merkel attends a state act to mark the 75th anniversary of the German Basic Law (Grundgesetz) in Berlin, Germany, 23 May 2024. The Basic Law for the Federal Republic of Germany of 23 May 1949 is the constitution of Germany. EPA/CHRISTIAN MARQUARDT / POOL
Sic transit gloria mundi, Angela Merkel. Quando a Roma morì l’imperatore Claudio, gli scrittori di corte redassero la solita apoteosi. Un filosofo che sognava di sussurrare ai governanti illuminanti, Seneca, se ne uscì invece con una mordace satira, l’Apokolokyntosis, per mortificarne la beata memoria, per ridurlo a uno zuccone. Ecco, fatte le debite proporzioni, quello che sta accadendo in Europa. Invece di Claudio, c’è Angela. Cioé Merkel, statista apprezzata, ammirata, canonizzata a nostra Signora d’Europa e issata agli onori degli altari comunitari, santa protettrice del Rigore e della Sobrietà. Dagli stessi che oggi ne stanno facendo a pezzi eredità, visione e azione politica. Manco fosse una Le Pen qualsiasi, Merkel viene zucchificata a reti unificate. Paolo Gentiloni, per esempio, in una recente intervista a Le Monde l’ha accusata di aver trascinato l’Europa a vivere una triplice illusione: la difesa garantita dagli Usa, lo sviluppo economico dal commercio con la Cina, il gas e l’energia dalla Russia. Persino Mario Monti, nel settembre ’21, le rimproverò di non aver intuito la crisi dell’euro e di essere stata troppo tollerante nei confronti di Orban. Il fatto è che, oggi, è cambiato il paradigma. Il concetto di pace attraverso il commercio, Angela, non se l’è inventato lei (come i cortigiani di ieri, e censori di oggi hanno lasciato intendere per anni) ma l’ha mutuata da Montesquieu. Solo che adesso, con Russia e Cina, bisogna scontrarsi. E perciò le sue memorie, che saranno presentate negli States insieme a Barack Obama, un altro gigante della politica che non ne ha imbroccata una giusta, finiscono per diventare il primo caso al mondo di auto-zucchificazione, di Apokolokyntosis fai-da-te. Merkel ricorda che non volle l’Ucraina nella Nato e non volle nemmeno la Georgia. Siamo oltre il tabù. E i cortigiani di ieri, divenuti i censori di oggi, la criticano ferocemente, glielo sbattono sul grugno. Con articolesse puntute, titoli così perfidi da far tenerezza. Mai matricidio politico fu tanto repentino e feroce. Le rimproverano il fatto di aver creduto che “Trump fosse una persona normale”, proprio loro che non hanno ancora capito che se gli Usa fossero un Paese normale, quindi una Francia qualsiasi, non sarebbero la potenza che sono, nonostante tutto, ancora oggi. E poi tante altre amenità: tipo l’aver fatto insorgere, in reazione alle sue politiche di sfacciato rigore e parzialità Ue, sovranismi e populismi in ogni angolo d’Europa. L’ultimo suo epigono, il povero Olaf Scholz, è tracollato nel tentativo di portare avanti la linea tracciata da Angela Merkel. Linea che, invece, la Cdu tedesca ha rinnegato appena ha potuto. La parabola ascendente è finita da tempo, quella politica pure. Per qualche anno ha accarezzato l’ebbrezza dell’Empireo, dell’essere Regina d’Europa. Indiscussa e indiscutibile leader di un continente illuso (copyright Gentiloni). Poi ha trovato chi l’ha zucchificata. Sic transit gloria mundi.
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