Cultura & Spettacolo

Andy Warhol alle Gallerie d’Italia di Napoli: Elvis e l’eruzione del Vesuvio

di Alessandra Iannello -


L’idea di portare a Napoli, alle Gallerie d’Italia, il museo di Intesa Sanpaolo, uno dei capolavori di Andy Warhol è nata dall’amore che l’artista aveva per questa città. A riprova sono presenti in mostra i Vesuvio rosso e nero, due opere della serie Vesuvius by Warhol, realizzata nel 1985 ed esposta quello stesso anno nel Salone dei Camuccini al Museo di Capodimonte. Il ciclo è composto da diciotto acrilici su tela e da venticinque serigrafie su cartone, in pratica delle prove d’autore firmate. La peculiarità della serie è che l’artista adotta un processo esecutivo più raffinato e “manuale” per comunicare l’impressione di essere stato dipinto giusto un minuto dopo l’eruzione. “Per me l’eruzione – disse all’epoca Warhol – è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario e anche un grande pezzo di scultura. Credo sia un po’ come la bomba atomica. Forse qui a New York l’unica cosa che potrebbe somigliare al Vesuvio è l’Empire State Building se improvvisamente andasse a fuoco”.

La collezione di Andy Warhol a Napoli

I due Vesuvi, parte della collezione Intesa Sanpaolo, sono una fermata fondamentale della mostra “Andy Warhol. Triple Elvis” curata da Luca Massimo Barbero e che si chiuderà il prossimo 16 febbraio.
Il percorso espositivo racconta l’originale e straordinaria ricerca artistica di Warhol a partire dall’opera Triple Elvis del 1963, anno in cui l’artista per la prima volta lavora sulla ripetizione dell’immagine in occasione della mostra dedicata agli “Elvis Paintings” alla Ferus Gallery di Los Angeles. È proprio in quegli anni che l’artista comincia a inserire nelle sue opere personaggi che egli stesso, anticipando i tempi, definisce “famosi”. Contestualmente sarà possibile vedere l’evoluzione dell’artista americano negli anni ‘60 e nei primissimi anni ‘70 attraverso tre importanti cicli grafici per la prima volta esposti insieme: Marilyn, Mao Tse-Tung ed Eletric Chairs. Ed è proprio la serie di dieci serigrafie Electric Chairs, dove l’immagine di una sedia elettrica diventa icona politica ma anche una meditazione sull’umanità e sulla morte, che apre la mostra insieme al ritratto di Mao, entrambe eseguite nel 1972, anno del viaggio di Nixon in Cina.

Si prosegue poi nella sala dedicata al grande capolavoro Triple Elvis, dove è presente anche un’altra serie famosissima quella delle Marylin, del 1967. In mostra anche un ritratto di Warhol: una piccola e delicata opera fotografica di Duane Michals, fotografo americano, in cui l’artista appare e scompare. L’esposizione fa parte del progetto Vitalità del Tempo, a cura di Luca Massimo Barbero, per approfondire lati inediti delle collezioni della Banca. Parte dello stesso ciclo sono le sei sale allestite, sempre al secondo piano delle Gallerie d’Italia di Napoli, in cui è possibile ammirare opere di importanti artisti dalla fine degli ‘40 agli anni ‘90 del Novecento, tra cui Fontana, Kounellis, Boetti e Sol Lewitt.


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