Amazzonia, il sogno di Lula e il rischio flop per l’ambiente
LUIZ INACIO LULA DA SILVA
Alla fine, solo una finestra di una nuova opportunità per la foresta pluviale dell’Amazzonia, dal vertice di Belem voluto dal presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva con gli otto Paesi dell’area. La conferma di un impegno, a non voler leggere l’esito della due giorni come un flop, il differimento del “sogno amazzonico” che Lula aveva annunciato puntando alla deforestazione al 2030.
Una opportunità – scrive The Guardian – che si aggiunge a quanto finora fatto da Lula dopo la sua elezione e il cambio di poltrona con Jair Bolsonaro quando da più parti la foresta pluviale amazzonica veniva vista sull’orlo di un precipizio, in un punto critico dopo il quale non avrebbe più funzionato come stabilizzatore climatico e come il più grande serbatoio di carbonio del mondo: “tra agosto 2021 e luglio 2022, un’area di foresta delle dimensioni del Qatar era stata abbattuta nell’interesse delle grandi imprese”.
Il governo di Lula ha invertito la marcia. Le aziende coinvolte nella deforestazione illegale sono state sanzionate, sono stati effettuati interventi armati per porre fine alle operazioni minerarie illegali e sono state istituite nuove aree di conservazione: la deforestazione, finora, è diminuita del 42%.
Ma ci vorrebbe più del vertice regionale di questa settimana a Belém. Certo, le linee di intervento sono state tracciate: nuove importanti aree di cooperazione nella lotta contro il disboscamento illegale, l’estrazione mineraria e l’incendio in Amazzonia. Ma il target 2030 rimane tale. E nessuna direttiva precisa sul futuro di industry come l’allevamento del bestiame, l’estrazione mineraria e il petrolio, principali artefici della distruzione.
Evidente, per il quotidiano britannico, la necessità di una assistenza – su scala trasformativa – delle nazioni più ricche che hanno finora beneficiato dello sfruttamento in Amazzonia. Alla pari di quella corposa che serve, in definitiva, a tutti i Paesi in via di sviluppo, in Africa e Asia.
Soglia di una reale attenzione sul tema potrà essere il tavolo del prossimo vertice Cop28 di Dubai. E la Cina e gli Stati Uniti, superando le tensioni, potrebbero seguire l’esempio Ue nel bloccare i prodotti legati alla deforestazione.
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