Amatrice 8 anni dopo il terremoto: i ricordi, l’impegno, le attese
Amatrice otto anni dopo. Otto anni dal terremoto che colpì il centro Italia, dal Reatino all’area del Tronto, dal Lazio all’Umbria fino alle Marche. Un sisma violentissimo, che fu animato da numerose scosse successive: morirono 299 persone per i crolli più altre quattro per la paura. Ci furono circa 400 feriti e 40mila furono gli sfollati. Un terremoto segnato da quella prima scossa alle 3.36 del 24 agosto 2016, magnitudo 6.0 della scala Richter. Durò circa 20 secondi, portò per sempre il nome della città di Amatrice, tra le più colpite, nelle case degli italiani.
La replica più forte del sisma fu di magnitudo 5.3, un’ora dopo la scossa principale. L’epicentro fu individuato a un chilometro da Accumoli: le comunità più colpite quelle di Amatrice, Arquata del Tronto, Norcia, Montegallo, Montereale, Acquasanta Terme, Cascia, Campotosto.
In poche ore, si attivarono la Protezione Civile, i volontari, l’Esercito, le forze dell’ordine. A distanza di anni, aiuti che non si sono ancora conclusi con una completa ricostruzione, nonostante gli investimenti e la “forte accelerata” impressa nel 2023 alle iniziative dalla struttura commissariale.
Un tema che la Regione Lazio non intende trascurare: “A otto anni dal tragico terremoto che ha coinvolto Amatrice e i comuni laziali limitrofi – dice il presidente della XII Commissione Tutela del Territorio in Consiglio regionale, Nazzareno Neri -, la Regione Lazio intende mettere in campo tutti gli strumenti necessari per far rinascere un territorio che da troppo tempo attende risposte. L’attuale amministrazione regionale è impegnata per accelerare i lavori di ricostruzione, anche per evitare il rischio spopolamento dei comuni colpiti dal sisma. Già nelle scorse settimane sono stati stanziati cento milioni di euro per ripristinare ad Amatrice, e in alcune frazioni di Accumoli, le infrastrutture preesistenti danneggiate nel 2016, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Ridare vita ai territori colpiti dal sisma per noi è una priorità e non ci fermeremo fino a quando non avremo raggiunto risultati soddisfacenti per i nostri cittadini”.
A parlare dopo 8 anni è anche l’ex sindaco Sergio Pirozzi, un volto che diventò noto a tutti: Ricorda ancora nitidamente i momenti di quella notte: “Erano momenti di contrasti clamorosi. La polvere, il gas, le persone disperate e i volti di gioia: chi aveva smarrito qualcuno, chi l’aveva appena ritrovato. I primi morti, che abbiamo posto al primo piano dell’istituto alberghiero, la partenza della macchina della solidarietà”. Contrasti forti, come la luce che arrivò alle 4:15 grazie a “un mezzo dei Vigili del Fuoco, che illuminò la piazza di Amatrice: si videro tante persone ancora alle finestre, molti feriti, che chiedevano aiuto. La scossa delle 4:30 si portò via molti di loro. Il silenzio. Passa il tempo, pensi di aver metabolizzato quanto accaduto – confessa Pirozzi – ma ogni anno invece scopri che ancora non hai metabolizzato niente”.
Un territorio, quello di Amatrice, che in questi anni ha perso il 25% dei residenti, “molti dei quali hanno deciso di spostarsi in comuni più grandi, come Rieti, Ascoli e San Benedetto del Tronto. Diverse attività ormai hanno chiuso: negli anni 2017, 18, 19 come italiani siamo stati grandi, con la solidarietà che ha portato tantissima gente nei nostri territori. Poi, con il Covid e la crisi energetica dovuta al conflitto russo-ucraino, molti non hanno avuto scelta. Le attività – dice Pirozzi- si stanno spegnendo. Il rischio è che fra 10 anni avremo i borghi ricostruiti, ma le città vuote. Lo spopolamento va molto più veloce della ricostruzione”.
Sulla ricostruzione “l’approccio è sbagliato”, sottolinea Pirozzi secondo il quale si dovrebbe ripartire “dalle comunità e dall’economia, poi parlerei delle case”. Per questo propone “l’estensione della zona urbana franca speciale con l’esenzione totale da tasse e tributi per la popolazione che continua a vivere nelle nostre zone: avremmo bisogno di almeno 6 anni di questo regime. La spesa, per i 39 comuni indicati dall’ex commissario straordinario Giovanni Legnini, ammonta a 9 milioni di euro all’anno. Solo così si può ridare fiducia e speranza alle popolazioni del centro Italia”. Speranza che, secondo l’ex sindaco di Amatrice sono due: “Che venga data l’esenzione delle tasse e che si acceleri sulla ricostruzione dell’ospedale. In questo modo – conclude Pirozzi – i pochi rimasti potranno avere fiducia nel futuro, fiducia che passeranno poi alle prossime generazioni”.
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