Attualità

Altro che reddito di cittadinanza: a Roma la lezione di un 60enne

di Rita Cavallaro -

CLAUDIO LOTITO SENATORE FORZA ITALIA


Da una parte le prefiche del reddito di cittadinanza, quella moltitudine di nullafacenti che per anni hanno ricevuto la mancetta dai grillini comodamente sul divano di casa e che, venuta meno la questua per “colpa” del governo Meloni, assediano i talk tv piagnucolando per la mancanza di un lavoro che fanno finta di cercare. Dall’altra c’è un’Italia che non vuole la carità, che non si arrende di fronte alle difficoltà della perdita di un impiego e alla dignità di guadagnarsi il pane da mettere in tavola per la famiglia. La storia che restituisce fiducia nella resilienza del genere umano arriva da Roma e il protagonista è un uomo di 60 anni. Un padre un po’ in là con l’età che, inaspettatamente, a febbraio scorso, aveva perso il lavoro di una vita. Un operaio impiegato in una ditta di costruzioni, che ogni giorno si alzava all’alba e si spaccava la schiena, abbattendo a colpi di mazza muri che, negli ultimi mesi, gli sono sembrati insormontabili. Quando l’azienda lo ha mandato via, forse proprio a causa dell’età avanzata, il 60enne si è trovato improvvisamente senza uno stipendio, con le spese per la casa da pagare e un figlio di 12 anni da nutrire e mantenere a scuola.

L’operaio, anziché aspettare seduto sul divano che cadesse la manna dal cielo, si era subito rimboccato le maniche e da Labaro, nella periferia della Capitale, prendeva il treno battendo palmo a palmo le ditte di Roma, per cercare qualche lavoretto da fare. Non trovando nulla, aveva chiesto a bar e ristoranti, proponendosi come cameriere, e aveva perfino bussato alle porte delle case signorili del quartiere Prati, offrendosi come collaboratore domestico o addetto alle pulizie. Nessuno, però, gli ha teso la mano. E quando i soldi messi da parte sono cominciati a scarseggiare, quel padre si è sacrificato, smettendo di mangiare per garantire al figlio almeno un pasto, vivendo tra l’altro nel terrore che gli staccassero da un momento all’altro la luce, a causa di due bollette costose rimaste arretrate. Non mangiava da tre giorni quando, durante l’esasperante ricerca di un qualsiasi lavoretto, è crollato a terra in piazza delle Cinque Giornate. A soccorrerlo sono stati gli agenti della polizia municipale del I Gruppo Prati, i quali hanno ascoltato attoniti l’incredibile storia dell’uomo.
“Non mangiavo da tre giorni, per risparmiare: ho anche cercato di farmi ricoverare in ospedale per avere un pasto, però le analisi andavano bene e mi hanno mandato via, ma sapevo che non ce l’avrei fatta”, ha raccontato il 60enne al Messaggero. Che da quel terribile malore non è stato lasciato solo: i vigili urbani, infatti, si sono immediatamente attivati, organizzando una raccolta alimentare e seguendo come angeli custodi la famiglia. Lo chiamavano costantemente, per capire come stesse, se il suo bambino necessitasse di qualcosa di particolare e se ci fossero risvolti positivi. Una vicinanza dello Stato che, da un lato, infondeva speranza nel disoccupato, ma dall’altro suscitava frustrazione per la sconfitta di non essere in grado di provvedere alla sua famiglia. Perché l’ex operaio non cercava carità, bensì un lavoro onesto e soldi guadagnati con il sudore della fronte.

La svolta è arrivata pochi giorni fa, quando le peripezie del 60enne sono finite sui giornali. E della vicenda ne è venuta a conoscenza Cristina Mezzaroma, moglie del senatore Claudio Lotito e presidente della Fondazione Ss Lazio 1900. La consorte del patron della squadra dei biancocelesti ha alzato il telefono e chiamato l’uomo, per aiutarlo concretamente: non un atto di beneficenza, ma un’offerta di lavoro nella società sportiva di Lotito. “Ancora non ci credo, devo ancora metabolizzare”, ha commentato commosso il protagonista, subito dopo l’inaspettata telefonata. La Ss Lazio sta già organizzando l’incontro e il 60enne, dopo mesi di andirivieni sfrenato, si è potuto finalmente sedere un attimo sul divano, in trepidante attesa del suo colloquio. Perché il reddito lo ha trovato. E non di cittadinanza, ma da lavoro.


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