Cronaca

Allerta Dengue anche in Italia: controlli in ogni porto e scalo aereo, su passeggeri e merci

di Angelo Vitale -


L’avvio dell’allerta Dengue era stato netto, il 30 gennaio scorso, all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma, in occasione della Giornata mondiale delle “malattie tropicali neglette”. Nel mondo queste patologie sono 21 e la popolazione interessata arriva a 1 miliardo e 700 milioni di persone. “In Italia abbiano due di queste patologie autoctone, leishmaniasi e l’echinoccosi cistica – aveva detto Emanuele Nicastri, direttore Uoc Malattie infettive ad alta intensità di cura dell’Istituto -, ma il nostro è un Paese a rischio a causa del cambiamento climatico e dell’introduzione del vettore potenzialmente suscettibile per alcune di queste patologie dovute ad arbovirosi, ad esempio la Dengue e Chikungunya”.

Il vettore è la zanzara tigre. La malattia è la Dengue, che ora è divenuto uno spauracchio anche nel nostro Paese. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, dal primo gennaio al 31 dicembre 2023, in Italia sono stati registrati “362 casi confermati di Dengue (82 casi autoctoni e 280 casi associati a viaggi all’estero, età mediana di 37 anni, 52% di sesso maschile e 1 decesso).

Perché in Italia stanno prendendo sempre più piede malattie sconosciute alle nostre latitudini? “L’introduzione del vettore è la “condicio sine qua non”, in Italia non c’era la zanzare tigre fino a 20 anni fa – precisava Nicastri – . E oggi è invece presente in tutta la penisola dalle Alpi alla Sicilia. Se c’è il vettore è solo una questione di tempo, per la trasmissione di patologie come la Dengue. Un fenomeno non solo italiano, ma dell’area intera del Mediterraneo”.

Ora, come si dice, l’Italia prova a “correre ai ripari”. Martedì, la notizia di una circolare rivolta al personale di Uffici le cui sigle in pochi giorni diventeranno note a tutti, favorite da una cascata di dichiarazioni – l’emergenza Coronavirus ce lo ha insegnato – che tracimano dai media, in particolare dalle tv, sugli italiani. Con le quali ogni medico, specie se assurto a ospite privilegiato dei salotti tv, sta dicendo la sua. E i suggerimenti alla manovra ministeriale si sprecano. “Ottimo punto di partenza la circolare – osserva l’infettivologo Matteo Bassetti -, anche se forse varrebbe la pensa dare linee di indirizzo su cosa fare. La tecnologia oggi ci può permettere di sapere chi viaggia dall’Italia al Brasile e viceversa: a loro si possono mandare dei messaggi sul telefono informando sulla Dengue”.

Gli Uffici in allarme sono quelli della Sanità marittima, aerea e di frontiera (gli Usmaf) e i Sasn, i Servizi di Assistenza sanitaria ai naviganti. L’emergenza in Brasile e l’aumento globale dei casi mettono la sveglia anche da noi. Una circolare mette sull’avviso il personale dislocato in quasi tutti i porti e gli scali aerei per “innalzare il livello di allerta relativa alla diffusione della Dengue presso i punti di ingresso italiani”: lo ha deciso il ministero della Salute. Il direttore generale della prevenzione sanitaria Francesco Vaia, da sei mesi al fianco del ministro Orazio Schillaci dopo essere stato al vertice proprio dell’Istituto Spallanzani, dice che “il nostro Paese è uno dei pochi, se non l’unico in Europa, che ha queste misure alla frontiera”. I controlli vengono annunciati verso i “vettori provenienti e per le merci importate dai Paesi in cui è frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia o dove è presente Aedes aegypti”. Sulla carta, “in ogni area portuale e aeroportuale e nei 400 metri circostanti”, per tenere lontane contaminazioni e infezioni.

Uffici, gli Usmaf e i Sasn, dei quali ad oggi non sono noti i metodi operativi. Da una rapida scorsa al loro elenco balza agli occhi che assolvono, in gran parte, ad orari di servizio tradizionali, dal lunedì al venerdì. “Salvo emergenze”, precisa qualcuna delle schede consultate. C’è pure in arrivo allo Spallanzani, per la prossima settimana, il vaccino (il tetravalente vivo attenuato è stato approvato dall’Aifa nell’ottobre scorso). Visita e terapia, al contrario di quello per il Covid, saranno a carico dei pazienti. Dal ministero di Lungotevere Ripa fanno sapere che si lavora per per averne in caso di necessità a disposizione una buona scorta. Senza precisare quale vaccino sarà acquisito e dove. Si fa già avanti la giapponese Takeda: “Il nostro Qdenga approvato nel 2023 dall’Aifa è l’unico disponibile in Italia – annuncia Alessandra Fionda -, siamo pronti a collaborare”.


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