Politica

Alleanza Pd-M5S, è Travaglio che decide: la Schlein parli con lui

di Giulia Sorrentino -


“Pronto?” risponde Travaglio dall’altro capo del suo telefono senza WhatsApp. “Sono Elly”. “Elly chi?” chiede perplesso il direttore del Fatto Quotidiano. “Ma sì direttore sono io, la leader del Pd, quella con l’armocromista, ha presente?”. È così che vogliamo immaginare una telefonata tra Heidi Schlein e il giornalista Marco Travaglio. Penna sublime, volto solo apparentemente impassibile, rara se non unica capacità di irritare l’avversario senza però mai alzare il tono della voce, tagliente ironia, assente autoironia, bramosia di non piacere: sono queste alcune delle caratteristiche che neanche il suo più grande detrattore può negare a Travaglio. Peccato però- non per noi sicuramente – che la Schlein forse non abbia ancora capito che la vera mente dei pentastellati ha un solo nome e molto potere e no, non ce ne voglia, ma non si chiama Giuseppe Conte. Persino Grillo è stato spodestato, ma mai nessuno ha messo in discussione o provato a contraddire una riga di quanto scritto negli editoriali del direttore. Editoriali che sono sentenze, linee guida sottotraccia e spesso test per vedere la reazione del lettore, del web e quindi degli elettori. Provocazioni mai casuali, termini perfettamente scelti per colpire nel segno anche solo con un aggettivo. Il Fatto Quotidiano non è un giornale di partito, ma sono i Cinque Stelle a essere il partito del Fatto e alla leader del Pd non è chiaro che se deve prendere decisioni o tentare alleanze (comunque surreali) forse basterebbe far squillare un solo cellulare. E se Travaglio ha detto “basta con Renzi e Boschi. Sono due peli superflui della politica” è perché un campo così largo non si può fare. E sia chiaro, se non si può fare è perché Travaglio quel lasciapassare non lo darà mai. Sì, è fazioso e polemico, come qualunque giornalista, ma è talmente avanti (pur nella sua antipatia) da aver capito che si può essere il volto di qualcosa pur senza esserne formalmente il frontman, che non bisogna essere il “segretario” o il “presidente” per decidere le sorti di movimenti, partiti, cambiare le regole del gioco. Unite i tasselli e capirete, davvero, chi è Marco Travaglio. Quelli che oggi si ribellano a lui non hanno accettato che devono solo chinare il capo se vogliono allearsi con i Cinque Stelle.


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