Ambiente

Allarme rosso per il Lazio: Roma nella morsa della siccità

di Angelo Vitale -


Siccità, ora è il Lazio ad entrare in allarme rosso. Sulla provincia di Roma il bilancio nell’anno idrologico è il peggiore da un quarto di secolo, così come lungo la dorsale appenninica, sede di “serbatoi” che forniscono in larga parte acqua alla Capitale: le loro portate sono fortemente sotto media, quella del Peschiera è inferiore a quelle registrate nelle recenti annate siccitose dello scorso decennio.

Anche se finora non è stato necessario intervenire sulle erogazioni, il rischio che il perdurare del clima arido possa avere ripercussioni anche sulla distribuzione d’acqua ad uso potabile non è più una lontana ipotesi. Questa la stima di Anbi.

“Dopo l’emergenza di pochi anni fa, Roma si è attrezzata per rispondere alle esigenze idriche umane, articolando le fonti di approvvigionamento. Ciò che è meno percepito, però, è che la Capitale sia il più grande comune agricolo d’Europa con tutte le implicazioni anche irrigue che questo comporta per l’economia della città, senza considerare il rischio incendi in ambienti estremamente inariditi” ricorda Massimo Gargano, dg di Anbi.

L’allarme rosso è fondato sui dati: questa settimana la regione vede l’ulteriore decrescita dei livelli del lago di Nemi (-cm.4) e delle portate dei fiumi Fiora e Velino; a Roma il Tevere si mantiene stabilmente sotto gli 80 metri cubi al secondo contro una media di oltre mc/s 130, favorendo l’intrusione salina alla foce con il pericolo di condizionare i prelievi irrigui in una zona a forte propensione agricola. Sulla provincia di Frosinone le precipitazioni medie nell’anno idrologico sono state addirittura inferiori al siccitosissimo 2017.

Anche l’Umbria non è immune dalle ripercussioni della difficile situazione climatica: a Giugno le precipitazioni sono state inferiori del 36% alla media dopo il -40% dello scorso inverno. Questa situazione sta avendo ripercussioni sullo stato delle acque sotterranee e delle portate delle sorgenti, tutte ampiamente inferiori alle medie storiche, ma anche sui corpi idrici di superficie ad iniziare dal lago Trasimeno, che attualmente registra un livello idrometrico tra i più bassi da oltre 55 anni con la prospettiva che entro Settembre eguagli il record negativo di -m.1,70 del 1968: una situazione gravissima per un bacino lacustre, la cui altezza media è di soli 4 metri! Restano stabili i livelli dei fiumi Chiascio, Topino e Paglia, mentre nel bacino della diga di Maroggia è ancora disponibile il 59% dei volumi idrici, invasati per l’irrigazione.


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