Economia

Alla canna del gas: la speculazione è già arrivata

di Giovanni Vasso -


L’incubo dell’Europa è (già) quello di finire alla canna del gas. Nella giornata di ieri, una notizia ha scosso il clima di cauto ottimismo che, non senza fatica, le istituzioni comunitarie avevano tentato di costruire dopo il blocco al gas russo deciso da Kiev come ritorsione al governo russo. Le scorte di materie prime energetiche si stanno velocemente abbassando e il tasso di riempimento degli stoccaggi è sceso, in qualche settimana, dall’86 per cento al 70%. Un consumo tanto repentino non si registrava dal 2018. Solo sette anni orsono, in realtà una vita fa, prima del Covid e, soprattutto, della guerra tra Russia e Ucraina. Tuttavia, fanno sapere gli analisti di Gas Infrastructure Europa, un motivo di conforto sta nel considerare i dati 2022: quando, all’inizio di gennaio, gli stoccaggi erano precipitati al 53%. Questo balletto di cifre è importante, non solo e non tanto per fare il punto della situazione dei consumi. Certo, c’è da considerare che l’Italia, insieme alla Germania, è il Paese più virtuoso d’Europa e che le nostre scorte sono ancora a livelli che gli altri si sognano: 77,93% di riempimento, pochissimo sotto rispetto al dato dell’anno passato (79,76%). Ma le buone notizie, però, sono finite qui. A poco, difatti, servono le cifre che arrivano dal Ttf di Amsterdam che danno il gas sotto (per adesso) i 50 euro al Mwh. Se è già iniziato il balletto delle cifre, con ogni probabilità ricomincerà anche quello della speculazione. E la paura già ghermisce le imprese e gli artigiani. La Cna ha rivolto un appello al governo affinché rafforzi le attività di politica energetica perché c’è il pericolo che “il riaccendersi di fenomeni speculativi sui prezzi dell’energia, a danno dei consumatori finali, che potrebbero deprimere ulteriormente la debole crescita del Pil, allontanando l’obiettivo dell’1,2%”. Unimpresa ha già presentato il conto: alle piccole e medie imprese, la speculazione costerà 1,6 miliardi in più nel 2025. Per Stefano Besseghini, presidente Arera, “ci sarà un incremento” in bolletta “probabilmente del 9-10%”. Intanto, negli Stati Uniti, gli effetti delle “vendite forzate” di gnl all’Europa già scatenano un primo effetto: il prezzo del gas Usa è salito del 10%. Ed è soltanto l’inizio. Perché, oltre al gnl, c’è il metano. Colpito da una raffica di aumenti che sarebbe immotivata se le sue cause non fossero da rintracciare negli acquisti selvaggi di futures da parte degli hedge fund. Gli stessi, per capirsi, che hanno portato il prezzo di alcune materie agricole a livelli astronomici, a cominciare dal caffè. L’anno che è già arrivato, per l’Europa, si preannuncia durissimo: il rischio è quello di finire, sul serio, alla canna del gas.


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