Alemanno: “La svolta promessa da Giorgia non si vede. Saremo noi il vero pungolo al governo”
di EDOARDO SIRIGNANO
“Ci candidiamo a essere pungolo per Meloni. Dall’esasperato atlantismo all’eccessiva disponibilità verso l’Europa, fino al ritorno al neoliberismo e all’accondiscendenza verso gli interessi delle grandi multinazionali, la premier non sta voltando pagina. La nostra priorità non è far rinascere la destra della destra, ma fare in modo che prevalga quell’istanza di cambiamento per cui Giorgia è stata votata dagli italiani”. A dirlo Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e fondatore del neonato Forum per l’Indipendenza Italiana.
Che idea si è fatto rispetto al caso Vannacci. Si sono aperte nuove prospettive politiche?
Il discorso è complicato. Vannacci ha avuto un grande coraggio a scrivere un libro così controcorrente. Non tutto è condivisibile, ma sicuramente l’autore ha rotto diversi tabù. Se Crosetto non fosse stato così solerte a obbedire alle indicazioni di Repubblica, questo caso non si sarebbe neanche creato. In larga parte è stato un autogol da parte del ministro della Difesa. C’è, poi, un importante tema di fondo: su tutta la vicenda c’è qualcosa di non chiaro.
A cosa si riferisce?
L’accanimento nei confronti di Vannacci forse nasconde altre cose e faccio riferimento alla questione dell’uranio impoverito, dove lui ha preso una posizione di denunzia degli interessi che hanno coperto la contaminazioni di soldati italiani, una posizione molto più coraggiosa dei suoi spunti su valori e diritti.
Tutta questa attenzione probabilmente scaturisce anche perché c’è una parte del Paese che vuole qualcosa più a destra di Meloni?
Non ho mai detto questo. C’è una parte del Paese che vuole che sia rispettata quell’istanza di cambiamento, quella speranza, per cui Meloni è stata votata dagli italiani. Non è tanto un problema di destra o sinistra, categorie ormai logore. Il problema è piuttosto rispetto alla possibilità reale di mutare la situazione in Italia, che da troppi anni è negativa dal punto di vista sociale ed economico. Questo ha origine dalla condizione di sudditanza che abbiamo in Europa e nel mondo atlantico.
In questi mesi, in particolare, il presidente del Consiglio, secondo alcuni, si sarebbe dimostrato fin troppo americano…
La scelta più caratterizzante del governo Meloni, in questa prima parte di governo, è un totale allineamento agli Stati Uniti e un’eccessiva disponibilità verso l’Europa.
Per quanto riguarda, il suo forum, invece, come si sta procedendo? Pensate di organizzarvi in modo strutturale?
Certamente! Abbiamo lanciato un manifesto, che stiamo diffondendo su tutto il territorio nazionale. La priorità allo stato è aggregare. In autunno decideremo se l’aggregazione è adeguata a fare un vero e proprio movimento politico e quindi a partecipare alle prossime elezioni. Il forum, ora, è solo una federazione di tante associazioni, circa quaranta, che intendono dare il proprio contributo in termini di proposte.
Pensate di partecipare alle europee con un vostro simbolo?
Lo decideremo più in là. Andiamo avanti uno step alla volta.
Come vi ponete rispetto al governo?
Ci riteniamo un pungolo a quest’esecutivo. Vogliamo che non si perdano dei temi che sono fondamentali per dare una prospettiva al Paese.
Quali sono?
Il primo è quello geopolitico. Meloni ha scelto di fare il governo più atlantista della storia della Repubblica. Neanche ai tempi della Democrazia Cristiana si vedeva così tanta sottomissione. Il problema è che ciò sta accadendo proprio nel momento in cui l’atlantismo decade. C’è un mondo multipolare che avanza, come d’altronde stiamo vedendo in questi giorni con l’assemblea Brics e di cui l’Italia non può non tener conto. La sua scelta, quindi, è contraria all’interesse nazionale. Critichiamo, poi, l’eccesso di liberismo. Giorgia sta ripetendo gli errori di Berlusconi. Ritiene che basti abbassare le tasse e ridurre la burocrazia per far partire lo sviluppo. Ci vuole, invece, un forte intervento dello Stato per ricostruire le filiere produttive dell’economia nazionale e creare vere possibilità di lavoro e sviluppo. Il terzo tema su cui non ci ritroviamo, infine, è una scarsa attenzione rispetto a quelle che sono le influenze delle multinazionali nelle scelte valoriali. Non si spiegano altrimenti i condizionamenti quasi totalitari sulla transizione ecologica, sui diritti LGBT+, sulla campagna vaccinale e tant’altro. A prevalere sono semplicemente forti interessi economici. L’Italia ha addirittura votato a favore della trasformazione dell’Oms in autorità internazionale sulla sanità, scavalcando Russia, Cina e perfino gli Stati Uniti. Insomma c’è troppa voglia di fare i primi della classe in Europa, in Occidente e sul politicamente corretto.
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